Dietro la lavagna: le perle perdono valore e con esse la gloria

Dietro la lavagna: le perle perdono valore e con esse la gloria

Cominciano a delinearsi le classifiche nei tre gironi di Lega Pro, nella prima stagione post riforma e al momento delineare un bilancio è azzardato, però continuiamo a pensare che l’unica nota dolente sia lo spezzatino, ormai sempre più un’insalata russa che non sta portando nulla di buono con gli spalti che rimangono pressappoco vuoti come d’altronde è il trend nazionale a confermarlo.

Se poi lo sguardo lo volgiamo alla qualità del gioco e dei giovani che vi giocano, non sembra esserci nulla di trascendentale e i tanto vituperati stranieri – visti come l’unico vero problema alla crescita di chissà quali talenti – non sembra che tolgano il posto a dei fenomeni e all’orizzonte non si vedono dei Totti o Del Piero. Emiliano Mondonico tempo fa’ interpellato sul tema disse: “Guardare al problema della scarsa qualità dei nostri talenti con i troppi stranieri è un alibi utile per non lavorare maggiormente sulla formazione”.

Tornando all’attualità, il mercoledì mattina è riservato ai “Dietro la lavagna”, l’angolo dedicato alle bocciature dei protagonisti in negativo dello scorso week-end. Su questo versante non abbiamo mai mancanza di materiale.

> Paolo Baiocco (Matera):

Il gol preso dai lucani al “D’Ippolito” di Lamezia è il classico errore da inserire immediatamente dietro la lavagna. Va dato merito a Gabriele Puccio – centrocampista della Vigor Lamezia – di aver beffato la difesa biancoazzurra mentre si apprestava a battere una punizione da una distanza di circa quaranta metri. Ma che ingenuità! Mentre il portiere Baiocco – responsabile numero uno di questa pecca imperdonabile – sistemava la barriera, il giocatore dei calabresi ha utilizzato una delle doti di cui noi italiani siamo una super potenza mondiale: la furbizia.

I suoi compagni le hanno provate tutte per acciuffare il pareggio ma non c’è stato verso. Sono errori, come quello di Baiocco e i giocatori in barriera, che di solito vediamo nelle partite tra amici, non in una partita di un campionato professionistico.

L’ABBIOCCO DI BAIOCCO

> Como:

Come bisogna posizionarsi dopo uno scroscio di quattro gol preso dal Como al “Piola” contro il sempre più devastante Novara? Un ceffone salutare o qualcosa che si avvicina al raffreddore che se non viene curato rischia di portare la febbre? Qualcuno potrà obiettare: in un campionato una sconfitta simile ci può stare. In questa rubrica è difficile trovare l’aspetto positivo delle cose e i quattro gol presi dal Como sono di una gravità inaudita. Non tanto il per il punteggio – di per sé, difficile guardarlo come un’attenuante – ma per la modalità in cui sono arrivati. Tutte distrazioni che, per una squadra che vuol vivere un anno da protagonista, non sono pensabili.

ACCOMODATI

Francesco Cozza (Reggina):

Per festeggiare il suo primo successo nella Lega Pro unica il Melfi ha atteso dodici giornate e la sua prima vittima è la Reggina. I lucani hanno sfruttato il fattore campo e la prestazione (l’ennesima) di una squadra – la Reggina – ormai alla deriva che ogni settimana che passa vive con il terrore di una classifica preoccupante, divenuta terrificante con la penalizzazione di quattro punti. Se qualcuno pensava che questa potesse rivelarsi una stagione di transizione, sta iniziando a ricredersi. Francesco Cozza continua a fare errori su errori e continuare a sparare su di lui è ingeneroso, ma quello che attualmente manca ai suoi è la tranquillità che deriva da parecchi fattori. Una piazza come Reggio Calabria – fino a cinque anni fa’ giocava in A – non può guardare al futuro prossimo come una transizione. E c’è da comprendere la tifoseria, che non contesta neanche, semplicemente diserta il “Granillo”, divenuto un’oasi nel deserto di una squadra che non appare viva neanche per miraggio.

L’emblema di questo momento è raccolto nell’azione del primo gol del Melfi ad opera di Berardino. Il fallo – inutile quanto dannoso di Di Lorenzo – è accolto dal giocatore dei calabresi con una reazione spropositata che porta l’arbitro a mostrargli sul naso il cartellino giallo. Il seguente tiro di Berardino è prevedibile – quasi come le temperature polari a Bolzano a dicembre – ma Kovacsik, che non vive a Bolzano, non trova di meglio che battezzare il pallone con almeno due secondi di ritardo, utili a far capitolare una squadra che fino a quel momento navigava a vista e ogni minuto che passava lo viveva come uno in meno al novantesimo, non come un’opportunità per provare a sfidare le proprie paure.

Peccato che Lillo Foti nelle ultime settimane non abbia accettato le dimissioni presentate da Cozza, vittima più di se stesso che dei propri errori.

Immaginiamo con che spirito possa lavorare un tecnico che voleva abbandonare la nave e la squadra – giovanissima nella maggior parte dei suoi elementi – non può non accusare questo stato di cose. E i risultati sul campo sono disastrosi. Non potrebbe essere altrimenti.

TITANIC

Categoria: Serie C