Ghirelli all’attacco: “Lega Pro come l’URSS: un uomo solo al comando. I club si lamentano ma non si espongono. Ecco tutte le irregolarità…”

Un J’accuse al sistema Lega Pro e al suo numero uno Macalli. A lanciarlo è l’ex direttore generale Francesco Ghirelli (in causa per riavere il suo posto di lavoro) in un’interessante intervista a Repubblica. Questo uno stralcio delle sue dichiarazioni: “Ho presentato un esposto alla Lega Pro per segnalare alcune irregolarità. Neanche un mese dopo mi hanno licenziato. Un sistema da Unione Sovietica. Invece di aprire un dibattito interno mi hanno licenziato su due piedi. La ritengo una ritorsione ma questo dovrà deciderlo il giudice del lavoro. Il mio allontanamento non è stato affatto condiviso da tutti i membri del Direttivo,

Cosa lamentavo nel documento? Innanzitutto una gestione accentrata del presidente: tutto ruota intorno alle sue decisioni. Il collegio sindacale della Lega Pro dichiara di non avere potere sulla Calcio Servizi che è la cassaforte della Lega e ha come amministratore unico Macalli. Dunque è una società gestita da una persona sola, senza controllo. Inoltre ho riscontrato gravi differenze fra quanto i club avrebbero dovuto avere dai contributi federali per i vivai e quanto hanno ottenuto: parliamo di 12 milioni. Come vengono distribuiti questi fondi? Le società presentano un’autocertificazione anche se per me la Lega potrebbe verificare con i suoi oltre cento ispettori la veridicità delle attestazioni fornite dai club. Il nodo però è un altro: c’è un punteggio ulteriore, una pagella finale che deve essere stilata da una commissione. Ebbene, io sostengo che tale commissione non sia mai stata formata e quindi punteggi e contributi siano stati distribuiti in maniera discrezionale. E’ un’irregolarità, col consenso di Macalli.

I club? Si lamentano in privato ma nessuno ha il coraggio di esporsi. La Lega Pro è come l’Unione Sovietica, il potere è nelle mani di una persona e dei suoi stretti collaboratori. Ma questo sistema è destinato a implodere, proprio come l’URSS. Se si incrina la credibilità del leader, l’impalcatura crolla. Questa è una classica vicenda italiana: all’inizio la mia riforma faceva comodo, ma quando è diventata operativa e stava per togliere davvero il potere alla Lega per restituirlo ai club, sono diventato scomodo. Ho lavorato con Pio La Torre, non potevo accettare compromessi”.

Categoria: Serie C