Orfani di un calcio che non c’è più. Vittime di un sistema in default totale, finanziario e tecnico
Ghirelli punta il dito su Macalli: cosa bolle in pentola?
Uno scivolone dopo l’altro e il calcio italiano precipita sempre più in basso. Una situazione pre fallimentare conclamata. Tecnica e finanziaria. Una volta i talenti si scovavano in mezzo alla strada, tra quelli che giocavano sino all’imbrunire. I campi erano improvvisati ed i palloni di cuoio sdrucito. Due stracci in terra indicavano la porta. Giocavi, allora, solo se eri capace, i più scarsi rimanevano a guardare. Si viveva un calcio diverso. Era l’Italia della ricostruzione. Quelli come Gigi Riva li andavi a cercare nelle “squadrette” di periferia. Giocavano, prevalentemente ed a tutti i livelli, i ragazzi di casa nostra. Eppure gli stranieri, pochi in verità, si chiamavano Schiaffino, Sivori, o successivamente, Batistuta e Falcao. Campioni veri che, in campo, facevano la differenza. Eravamo, allora, un popolo di portieri. I migliori d’ Europa, se non del mondo. Tutto questo, ora, non c’ è più. Cancellato da un sistema approssimativo, malato e corrotto dal calcio scommesse. Un vorticoso giro di denaro a livello internazionale. Attorno a movimenti di un mercato virtuale, dove si opera, di sovente, per produrre plusvalenze attive, fittizie. Indispensabili per tamponare le voragini che si aprono tra le poste passive di bilancio.
Sistema, malato, dalle maglie dei controlli eccessivamente larghe. In tutte le categorie. Dalla serie A alla Lega Pro. Che dire del Bologna tenuto in vita con le bombole di ossigeno. Oppure del Parma in pieno default finanziario e non da oggi. Dei suoi oltre 120 movimenti, di calciatori in entrata, registrati nella scorsa stagione, o di quando, solo pochi mesi addietro si gridava allo scandalo per l’estromissione degli emiliani dalle Coppe europee.
Accade in tutte le categorie, dicevamo. Per completare gli organici in serie B ed in Lega Pro, anche in questa stagione, si è dovuto ricorrere ai ripescaggi. Una consuetudine consolidata del calcio, assurdo, che stiamo vivendo. Regole obsolete ed improduttive che tengono in vita alcune situazioni disperate. Quella della Reggina, pesante la massa debitoria e carente quella di classifica, appare la più preoccupante. Un affanno che si protrae nel tempo. Penalizzazioni si accumuleranno a penalizzazioni, probabilmente a dispetto delle risultanze del campo. Un percorso senza ritorno che si è volutamente ignorato.
Una categoria, quella della Lega Pro, inevitabilmente destinata ad un ulteriore ridimensionamento di organico. Per carenze economiche e strutturali di più Società. Gestioni “casalinghe” fatte in provincia, sovra esposte. Con dirigenze chiamate a “miracol mostrare” per rimanere in carreggiata.
La necessità impellente ed assoluta di introitare denaro, a salvaguardia del bilancio e per non incorrere in penalizzazioni, che ha portato all’ impoverimento della qualità tecnica della categoria. Frutto della carenza di regolamenti assurdi che “costringono” all’utilizzo delle quantità dei giovani da mandare in campo piuttosto che delle loro eccellenze.
Carenze di un sistema fallimentare. Scricchiolii che si avvertono nitidamente per la povertà assoluta di risultati. Federcalcio in caduta libera dai mondiali vinti in Germania ed incapace di risollevarsi in tempi brevi. Il riferimento è tanto al progetto di risanamento economico generale quanto a quello tecnico di tutte le nostre rappresentative nazionali. Molti titolari in maglia azzurra, contraddicendo ad una giusta consuetudine del calcio che fu, sono oggi semplici riserve nei rispettivi club di appartenenza. L’ inflazione esterofila ha relegato il prodotto interno a ruoli secondari, anche in questo campo.
Nel sistema del ‘tutti contro tutti’ non è sfuggito il “j’accuse” che la scorsa settimana Francesco Ghirelli, dalle pagine di Repubblica, ha lanciato a Mario Macalli. Ghirelli, nella sua lunga intervista, denuncia una serie di attività a suo dire negative e punta il dito sul modo, assolutistico, di gestire la Lega Pro da parte del suo anziano presidente. Tutte cose che, in definitiva, sono da sempre sapute e tacitamente subite. Da alcuni per timore da altri per consenso. Come quella dell’invito ad eleggere questo o quel consigliere di Lega tramite dei “pezzini” consegnati, nel momento opportuno, ai rappresentati delle varie Società. Orbene, l’esperto Ghirelli, a suo tempo anche politico di successo, non è uno sprovveduto. Non è persona che le cose le fa tanto per… Conosce, a memoria, tanto l’arte del saper vivere come gli spifferi che si agitano all’interno di ogni corridoio del “palazzo”. Una uscita esponenziale la sua, che non può essere fine a se stessa, se non mirata a qualcosa di ben più concreto e rilevante.
I “rumors” sono diversi e le alleanze recentemente strette ai piani alti di via Allegri risulterebbero non essere gradite a chi è stato relegato al ruolo, ininfluente, di comprimario.
Il piatto è importante. Ci sono sopra potere e denaro. E chi comanda, in questi casi, è solo “il cartaio”.
Che importa se il sistema scricchiola.