Rufini: “Felici di ripartire. Saremo la scintilla che accenderà l’entusiasmo a Manfredonia”
Il Covid-19 non cede il passo, ma la voglia di tornare alla normalità e alla ripresa di tutte le attività è più forte persino del virus. Le nostre vite sono state stravolte da questa pandemia che ci tiene soggiogati da più di un anno, ma guai a perdere la speranza. I primi segnali di ripresa ci sono e provengono proprio dal calcio. Il campionato di Eccellenza è ripartito e, per questo motivo, per l’appuntamento settimanale di “Lo Sport e… Foggia” abbiamo ascoltato telefonicamente l’allenatore del Manfredonia Danilo Rufini.
Mister che emozioni prova nel tornare in campo dopo così tanti mesi?
Sicuramente c’è tanta voglia di ripartire. Voglio tornare a vivere quelle sensazioni ed emozioni che solo una gara di campionato sa regalarti. Sono anche curioso di vedere se dopo cinque mesi di stop la squadra sarà ancora propositiva, mostrerà continuità di gioco e di risultati come prima dell’interruzione del campionato.
Sono cambiati gli obbiettivi e le ambizioni di inizio stagione in casa Manfredonia?
La società mi aveva chiesto di mantenere la categoria, ovviamente impegnandomi per rispettare il prestigio e la storia del Manfredonia in tutti gli stadi. Questo è un anno di transizione, non ci sono tifosi al seguito e per la nostra squadra, sempre accompagnata da una tifoseria presente, è un deficit, così come per la società che non riceve ingesti fondi dagli sponsor. Nonostante ciò, sono state abolite tutte le retrocessioni e, di conseguenza, sono cambiati gli obbiettivi di tutte le società. In questo modo, tutte le compagini giocheranno a viso aperto e con sfrontatezza, poiché comunque non hanno nulla da perdere.
Questo stop secondo lei era evitabile? L’Eccellenza doveva ripartire prima?
La situazione è paradossale. Abbiamo ripreso in un momento in cui i contagi da Covid-19 sono più elevati rispetto a pochi mesi fa. Quindi, rispettando i protocolli e con le dovute precauzioni, la stagione si sarebbe potuta ricominciare prima o addirittura non interrompere mai. In ogni caso sono felice che abbiamo avuto l’opportunità di poter tornare ad allenarci in gruppo e a disputare le gare, a differenza di altre serie minori nelle quali le squadre potrebbero non avere sufficienti mezzi economici per arginare o limitare la diffusione del virus, con tamponi e controlli periodici.
I ragazzi sono motivati?
Moltissimo. Naturalmente, fisicamente non sono al top. Domenica dovremmo essere bravi a gestire questo aspetto leggendo le varie fasi della gara e interpretandole al meglio.
Il ritorno in campo in Eccellenza può essere il primo passo verso una graduale ripresa di tutte le attività?
Mi auguro di sì. Spero che con i nostri risultati possiamo far tornare l’entusiasmo a Manfredonia, piazza che merita categorie diverse e ha disputato ottimi campionati in C-1 e C-2, in questo momento storico non semplice. Ho affrontato anche da calciatore i delfini e so che in questo momento è necessaria solo una scintilla per far riaccendere il fuoco nei tifosi.
Lo scopo della rubrica “Lo sport e… Foggia” è conoscere i legami tra gli atleti e il territorio, per consolidare e far crescere questo binomio. Come anche sottolineato da Pino Autunno in una precedente intervista, uno degli aspetti che collega sport e sociale è l’identità territoriale che gli atleti mostrano indossando la maglia di una determinata squadra. Danilo Rufini calciatore a che città è particolarmente legato?
Sono sempre stato un professionista. Appena indossavo una casacca, automaticamente diventavo cittadino onorario di quella città, perché davo tutto me stesso per il raggiungimento degli obbiettivi prefissati. Giusto per citare un club nel quale ho vissuto anni indimenticabili, dico la Juve Stabia. A Castellamare ho ricevuto tanto affetto e mi son sentito parte integrante del territorio.
Antonio Iammarino