Mancini per sempre. Pensi a Foggia-Salernitana di sabato e ti ritorna in mente un portierone che in Daunia ha fatto storia, lasciando però un segno (indelebile) anche all’ombra del Castello d’Arechi. Perché l’«Higuita di Matera» era uno che non passava mai inosservato. Né in campo né fuori. Il calcio ha poca memoria, eppure per lui, che il 30 marzo del 2012 perse la vita ad appena 43 anni, ha voluto far un’eccezione.
Mancini per sempre. E tra le pieghe d’un derby del Sud che nasce con tanta attesa e qualche timore, va da sé che nella marcia d’avvicinamento che porterà alla sfida dello Zaccheria ci sia pure l’immagine di quel numero uno cui i foggiani hanno intitolato una Curva del proprio stadio, ma di cui anche Salerno custodisce un dolcissimo e malinconico ricordo nel cuore. «Perché, per chi ha conosciuto Franco, è stato impossibile non volergli bene», parola di Chiara Carpano, la vedova dell’ex collaboratore di Zdenek Zeman, che una volta sfilatosi i guantoni ha continuato a seguire il maestro di Praga per far crescere altri portieri. Era tesserato con il Pescara del boemo, quando la morte l’ha strappato all’amore della moglie, dei suoi figli e di quanti l’avevano incontrato sulla propria strada. Compresi, per esempio, quei tifosi della Salernitana che un pomeriggio d’inverno del 2006 andarono al campo Volpe a contestare la squadra granata, reduce dalla sconfitta di Taranto, e si ritrovano dinanzi proprio lui, in prima linea, a metterci la faccia e la storia al cospetto d’un pubblico imbufalito. «Resta il rammarico di non aver potuto vedere, all’Arechi, il vero Franco, bersaglio di critiche spesso pilotate e trovatosi nel bel mezzo d’un campionato in cui evidentemente non tutti fecero il proprio dovere», ricorda Chiara, che oggi lavora per il Foggia.
Mancini per sempre. E per lei che l’ha sposato, l’impegno attuale è più d’un segno del destino. È la dirigente responsabile dei rapporti con la tifoseria, punto di riferimento del management già dalla scorsa stagione. Inevitabile che quella di sabato sia anche per lei una gara speciale. «A Salerno ho lasciato tanti amici. Avevamo casa al parco Arbostella, siamo stati benissimo, anche se calcisticamente fu un anno molto duro», riprende avvolgendo il nastro invisibile della memoria. Eppure non manca qualche flashback felice: «La vittoria di Manfredonia, chi se la scorda… Arrivò al culmine d’una settimana difficilissima, e al termine di quella partita Franco, accompagnato da Fabrizio Caracciolo, amico oltre che compagno di squadra, andò sotto il settore ospiti a raccogliere e ricambiare un applauso che sapeva di “pace fatta”. Lì, nella mia città natale».
Mancini per sempre. Perché anche se in pochi mesi, e in un torneo sportivamente infernale, la Salernitana e i salernitani seppero affezionarsi all’uomo, oltre che al portiere. «Saremmo dovuti venire a Salerno già un decennio prima – rivela la moglie -. Franco fu contattato da Aliberti, ma alla fine non chiusero la trattativa e lui si trasferì a Bari». Sì, proprio nella “tana del nemico” per i satanelli della Daunia. E nonostante ciò… «Mio marito ha saputo farsi apprezzare da tutti. Foggiani e baresi. Napoletani e granata. Teramani e sambenedettesi. Quando si fa il proprio mestiere con professionalità, passione, serietà, impegno, si può superare pure il campanilismo», ancora la moglie. Che nel suo ruolo dirigenziale, ora, segue in prima persona la questione stadio Zaccheria per la gara di sabato. «L’impianto deve ricevere l’ok dalla Commissione di vigilanza, prima che si riunisca il Gos. C’è il rischio che non vi sia omologazione per il settore ospiti e questo potrebbe comportare addirittura la disputa della partita a porte chiuse o in campo neutro. Tutte ipotesi che però speriamo di scongiurare. La società Foggia non ha “potere” diretto su quest’iter, ma seguiamo la vicenda con la massima attenzione nella speranza di tutelare i tifosi rossoneri, e anche quelli salernitani che vorranno seguire la propria squadra in trasferta», chiosa Chiara Carpano. Lei, più di tutti, Mancini per sempre…
Fonte: www.metropolisweb.it