-2 dal secondo posto e -8 dal primo. Quando la vetta dell’Everest è ancora vicina

Il Foggia ha perso a Palermo, è vero.
Ancora una volta la squadra di mister Zeman si conferma una compagine alimentata a corrente alternata, una sinusoide che sale e scende, trovando nell’impatto con l’asse delle ascisse un vortice di emozioni e sensazioni positive che solo il Profeta di Praga sa dare.
Se Zeman ad inizio campionato ha mostrato un cenno di evoluzione, come quando a Viterbo sullo 0-0 ha mandato in campo Di Jenno per Curcio (in parità ha preferito la difesa all’attacco), le restanti sette partite hanno mostrato non poche difficoltà per la formazione rossonera e per l’ex tecnico di Roma e Lazio.
Il bilancio dopo otto turni dice: 12 punti, 3 vittorie, 3 pareggi, 2 sconfitte, 12 gol segnati e 9 subiti. Numeri scritti sul tabellone delle statistiche da una rosa con età media di 23.2 anni.
Rocca e Curcio – quasi sempre titolari – sono al secondo anno di Foggia, tutti il resto al primo. Probabilmente il calcio con pochi tocchi e tanto sprint che si attende con ansia, tarda ad arrivare, tarda ad imboccare la strada della continuità, proprio per via di questo fattore: l’assenza di un gruppo che si conosce da tempo. Dato evidenziato dallo stesso allenatore rossonero: “Ho chiesto ai ragazzi di parlasi di più in campo”, ha affermato nel corso di una conferenza stampa mister Zdenek.
Con la sconfitta per 3-0 a Palermo, il Foggia non sputa via i sogni proibiti – tra l’altro mai incisi dalla società in un cielo stellato -, ma ingoia il boccone amaro di un ostacolo trovato sulla via della crescita. Le tre sberle rifilate da Floriano&Co. fanno male per come sono arrivate, per gli errori superficiali di difesa e centrocampo, per le scelte (probabilmente) sbagliate di formazione.
Il secondo blackout dei satanelli non ferma i pugliesi che, con dodici lunghezze in classifica, vedono distante di soli due punti il secondo posto ed otto il primo.
Monopoli, Bari e Taranto dice il calendario. Un trittico di partite che potrà rivelare di che pasta è fatto il Foggia di Nicola Canonico, di quel Presidente che non parla ma che in silenzio, un po’ alla volta, prova a mettere mattoncino su mattoncino per lasciare il segno.
La vittoria di un campionato incide nell’Olimpo con l’inchiostro della gloria i nomi dei vincitori ma nel tempo lascia un dolce ricordo misto ad un’amara nostalgia (hai presente il Foggia di Casillo? Proprio così). Sono i fatti che disegnano il futuro, è il management di un’azienda che delinea quello che sarà, il ruolo nel panorama calcistico della società in questione, non solo i risultati sportivi.
Probabilmente questo campionato lo vincerà il Bari, o il Catanzaro. Se a fine play-off sapremo il nome della quarta promossa in cadetteria, forse, potremo valutare concretamente l’operato del primo anno dell’era Canonico, quando cercheremo di trarre un bilancio di cosa è stato fatto a livello di marketing, settore giovanile, infrastrutture e contatto con il tessuto sociale della città.
Un voto però lo diamo ai tifosi del Foggia. Quelli che con la sciarpa al collo e la braciola nel porta pranzo hanno scelto di attraversare lo stretto e sostenere la squadra. Nonostante il viaggio, nonostante le difficoltà ad entrare al Barbera: voto 10.
Società non ancora valutabile, stessa cosa per il calcio giocato soprattutto quando la vetta è a -8 ed anche il Monterosi neo-promosso può raggiungerla…
Daniel Miulli