Adesso basta, alziamo la testa, non siamo FIGLI DI UN DIO MINORE!

Adesso basta, alziamo la testa, non siamo FIGLI DI UN DIO MINORE!

Quando mercoledì mattina scorro la rassegna stampa che Tiziano Errichiello, direttore di questa testata, manda a noi della redazione di ILFOGGIA.COM ho un sobbalzo. Sono ancora assonnato, mi stropiccio gli occhi, ma quel lancio de LA STAMPA di Torino purtroppo non scompare dal piccolo schermo del mio iphone. “Fedele Sannella arrestato a Milano”. Tiziano non commenta la notizia. La riporta nuda e cruda. Una coltellata.
“È uno scherzo!” Gli scrivo.
“No” mi risponde Tiziano.
Poi il nulla. Il silenzio. “È la fine” penso. Lo stesso pensiero che da lì a pochi minuti pervade la testa di decine di migliaia di tifosi del Foggia sparsi per il mondo.
Quello che succede dopo è un film già visto. Una tragicommedia che in Capitanata abbiamo vissuto troppe volte. I media nazionali piombano sulla notizia come avvoltoi. I dubbi diventano certezze. Le ipotesi di reato sono condanne. Per un uomo, per una squadra, per una comunità. Mafia, camorra, malaffare. E già, siamo al sud, siamo in Puglia, non quella patinata del Salento, ma quella dimenticata della pianura del Tavoliere. Siamo a Foggia, agli ultimissimi posti per vivibilità in Italia, figli di un dio minore. Qui non è possibile che due imprenditori prendano per mano una squadra che per diciannove anni ha vivacchiato nelle serie minori e la riportino nel calcio che conta senza aver fatto qualcosa di illecito. Un campionato stravinto, decine di migliaia di persone in festa per la promozione, curve degli stadi italiani sempre piene all’inverosimile di tifosi da tutte le parti d’Italia. Facciamo invidia. Abbiamo tirato la testa fuori dal sacco. Ma ecco la notizia che quasi con sollievo rimette tutto a posto. C’era il trucco. Hanno barato. Devono pagare. È questo che si legge tra le righe, nelle pieghe dei servizi che il giorno stesso e il l’indomani riempiono i tg e le pagine dei giornali. Non c’è nessuna pietà, nessuna riflessione, nessun dubbio. Siamo bollati. Zemanlandia l’avevano archiviata proprio così. Avevano schiacciato la testa all’artefice di quel miracolo. Pasquale Casillo lo avevano arrestato, processato e condannato prima ancora che la giustizia avesse fatto il suo corso. Anche allora si parló di camorra e malaffare. Tutto falso. Dopo averlo rovinato insieme ad aziende che creavano a Foggia ricchezza e posti di lavoro, dieci anni dopo Casillo viene prosciolto da ogni reato. Innocente. Ma a nessuno importa più. Il Foggia nel frattempo sprofonda in serie D e molti ancora oggi guardano “don Pasquale” con sospetto. Sì, innocente, ma chissà…
Questa è la “macchina del fango”. E quando quel fango ti ricopre non riesci più a togliertelo di dosso. Il male fa notizia, il bene no, e rimani macchiato per tutta la vita. Se sei nato a Foggia, poi, è quasi nel tuo destino.
E così quando cadi, o ti fanno cadere, i codardi fanno la voce grossa, c’è una gogna in piazza già pronta. Persino qualche tifoso ti volta le spalle.
Ma le disgrazie non vengono mai sole. È notizia di oggi che vogliono chiuderci anche lo stadio con l’Avellino e non ci mandano in trasferta a Chiavari. Se su google digiti “tifosi incidenti” scopri che l’Italia pallonara è piena di feroci guerriglie urbane vecchie e nuove. Da Udine a Verona, da Genova a Bergamo, da Napoli a Salerno, da Roma ad Avellino. Agguati, feriti, bar e stazioni presi d’assalto, calciatori intimoriti, dirigenti assaliti, fermi, arresti. Nessuna conseguenza. Qualche multa. Un servizio di chiusura del tg. Ma a Foggia è diverso. A Foggia si usa il pugno di ferro. Siamo pericolosi. Le bottigliette col Pisa che non hanno fatto male a nessuno, se non a noi stessi, ci costano 4 turni di squalifica. Gli incidenti (deprecabili, naturalmente) col Frosinone e col Pescara allarmano. Non ci sono state conseguenze per nessuno ma fanno paura. Scattano i divieti per tutti. In casa e fuori. E chi se ne frega della brava gente che non c’entra nulla.
A Chiavari il Foggia si gioca futuro e credibilità. Qualcuno si mobilita ma prontamente si pensa di vietare la trasferta, d’impedire un rigurgito d’orgoglio al popolo rossonero. Non ci riusciranno. I non residenti non possono fermarli. Saremo in centinaia, io in testa, saremo sugli spalti della Virtus a cantare l’onore di essere foggiani.
Adesso basta, alziamo la testa, è il momento di reagire alle avversità e ai luoghi comuni.
E no, cari signori, non ci piegherete, non siamo figli di un dio minore!

Francesco da Prato – www.ilfoggia.com