Siamo a Cesena. Michele Rigione (un ex) ha appena segnato il gol che pareggia i conti col Foggia che conduceva per 1-3 ad una manciata di minuti dal termine. Un gruppetto di tifosi romagnoli, impietosamente, inveisce contro quattromila anime assiepate in curva ospiti del Manuzzi ancora incredule di quello che hanno visto accadere in quegli assurdi secondi finali. Non c’è neanche la voglia di parlare. Una calca disordinata e depressa torna verso il parcheggio per tornare con le bandiere ripiegate ognuno in una città diversa d’Italia. Nel sottopasso che collega lo stadio col piazzale di sosta retrostante una fiumana di gente cammina lenta, spalla a spalla, nell’oscurità del tunnel, quando una voce comincia a cantare come una nenia: <magico Foggia alè, canto solo per te, ovunque andrai sarem, sempre ti sosterrem…>.
In breve quella voce si moltiplica, alza il tono, si propaga nell’aria come una preghiera. La cantano tutti, sempre più forte. E’ un popolo che canta, un popolo che ha nel sangue i colori rossoneri e che in quei colori si riconosce, che non si arrende mai, non si scoraggia mai, il Foggia è la sua fede, incrollabile, indescrivibile.
Canto anch’io mentre riprendo la scena. Mi vengono i brividi. Luca, una guardia giurata di Firenze che è venuta con me in trasferta, mi chiede:
<Francesco, dov’è la prossima fuori casa?>
<A Vercelli> gli rispondo.
<Allora ci andiamo!>
Luca è nato a Foggia ma non ci ha mai vissuto. Non è mai stato allo Zaccheria ma ha visto una marea di partite del Foggia più o meno vicine a Firenze, dove lavora, sacrificando ferie, permessi e molto della sua vita privata. Ha il Foggia nel sangue, come tutti noi. Sangue rossonero. E saranno più di millecinquecento “i Luca” che, nonostante la sconfitta deludente in casa col Parma, andranno a Vercelli ad incitare i loro beniamini con la gioia negli occhi al solo vederli uscire dal tunnel per il riscaldamento pre-partita.
Sono questi i tifosi rossoneri che hanno fatto parlare l’Italia intera in giro per gli stadi della serie B. Spesso più numerosi dei tifosi della Juve, del Napoli, del Milan o della Roma, ma senza scudetti da vincere o promozioni da festeggiare, non importa se ultimi o penultimi in classifica, se si è vinto o se si è perso. Per loro, per noi, conta solo la passione, la testimonianza di una fede che è quasi una religione, soprattutto per chi Foggia e il Foggia li ha dovuti lasciare tanto tempo fa per studio o per lavoro.
Così, mentre il Foggia ha appena perso contro il Pescara e Stroppa è sotto torchio in conferenza stampa, mentre in città e sui social ci si accapiglia sull’“esonero no” o l’“esonero sì” del tecnico lombardo, il mio gruppo di “trasferisti” (come li definisco io) che si è voluto chiamare Pacc’ d’u Fògge (malati per il Foggia), come ce ne sono a decine e decine sparsi per la penisola, comincia a martellarmi di messaggi. La prossima partita è a Chiavari, in Liguria, e veniamo tutti da lì, o dalla Toscana, i più lontani dall’Umbria e con la Virtus Entella ci vogliamo essere come a Pescara, a Carpi, a Brescia, ad Empoli, a Vercelli, ad Ascoli, a Bari, a Spezia o a Salerno, insomma come sempre. Per tanti sarà un sacrificio immenso, come per Piero, infermiere di Sarzana che sabato smonterà alle 11, dopo un massacrante turno di lavoro, e senza passare nemmeno per casa infilerà lo striscione in auto e con moglie e figlio ci raggiungerà alla partita. O come Roberto, geometra a Figline val d’Arno, che prima mi dice di no, poi non può resistere e decide di unirsi al gruppo. Il lavoro? Aspetterà! C’è un amico pronto a sostituirlo in un cantiere in città. Poi ci sono Antonio e Massimo da Altopascio. Fanno i camionisti ma ci saranno anche loro insieme ad Alessandro di Pontedera, l’ultimo ad iscriversi al gruppo. Massimo per seguire la squadra a Salerno ha anche rischiato il posto di lavoro, ma per il Foggia si fa qualsiasi pazzia. Vincenzo viene dal Pisano, da Pomarance. Fa il vigile urbano ma compattando i turni e saltando qualche riposo si è liberato e con Enzo da Volterra raggiungeranno Michele a Viareggio, che una volta lavorava dal mitico RICCIARDI in viale Matteotti a Foggia, destinazione Chiavari. Ma le storie sono tante. Claudio è un veterinario e lavora anche lui a Firenze da anni. Studiavamo insieme e ci siamo ritrovati dopo trentacinque anni sugli spalti del Picco a La Spezia. Sarà anche lui sul pulmino a nove posti che Roberto da Figline ha noleggiato per raccoglierci tutti strada facendo. Roberto, laureato in medicina da poco, parte da Siena, Federico fa il magazziniere nell’aretino, il sabato è libero, non può perdersi la partita, come Miguel (Michelangelo) che insegna storia al liceo a Bagno a Ripoli. Passeranno a prendermi, insieme a Luca e raggiungeremo Aldo a La Spezia, commercialista, anche lui mio compagno al liceo tanti, troppi anni fa, per poi radunarci tutti insieme al Gastaldi, lo stadio della Virtus Entella, sperando che non piova come a La Spezia. In curva troveremo Rodolfo, medico a Pisa, anche lui con il Foggia nel cuore, come tutti. Il biglietto lo abbiamo già fatto da lunedì, tra mille tribolazioni, siti on line chiusi e poi riaperti e tessere del tifoso che ora ci vogliono e ora no.
Poi all’improvviso la notizia che gela il sangue a tutti. Fedele Sannella sarebbe coinvolto in un’inchiesta per antiriciclaggio a Milano.
“Noooo” è il primo messaggio che mi arriva su whatsapp. E poi un altro e un altro ancora, fino a perderne il conto. C’è l’incredulità, lo sgomento, un’attimo di sconforto. Poi Piero scrive. “Sempre al tuo fianco!” e cambia tutto. I messaggi si susseguono ma ecco l’ORGOGLIO ROSSONERO che prende piede, che non si arrende mai, cascasse il mondo.
“Tutti a Chiavari!” Come e più di prima al fianco del Foggia e dei nostri ragazzi.
Questi siamo noi. Questi, amici, sono I TIFOSI DEL FOGGIA. Commoventi, unici, inarrivabili. Questa gente, la nostra gente, non crolla mai. Fedele Sannella non può, non deve essere implicato in questa brutta storia. E’ un pensiero comune, diffuso, e già dopo poche ore prende il sopravvento. La giustizia farà il suo corso.
A questa gente, a questi eroi che si fanno migliaia di chilometri senza chiedere niente a nessuno in cambio, interessa solo vedere quelle undici maglie rossonere che su un rettangolo verde tengono alto l’onere e l’orgoglio di una città, la loro città, la loro terra, la loro cultura, le loro tradizioni. Il Foggia vincerà o perderà, ma per loro domani sarà sempre un altro giorno e con il Foggia negli occhi e nel cuore sarà sempre un giorno migliore.
Allora chiudo gli occhie ripenso a quel canto:
“Magico Foggia Alè, canto solo per te, ovunque andrai sarem, sempre ti sosterrem!”
Francesco da Prato – www.ilfoggia.com