QUI SALERNO – Risse, retrocessioni, Chianese. Quanti aneddoti col Foggia!

Mercoledì pomeriggio la Salernitana affronterà un altro avversario blasonato e che riporta alla mente sfide epiche ed aneddoti indimenticabili per tutti gli amanti delle statistiche e del cavalluccio marino. Numerosi incroci e curiosità riguardano l’annata 1997-98, quella del ritorno in panchina di Delio Rossi dopo le numerose polemiche che avevano contraddistinto il suo addio appena due stagioni prima, quando decise di trasferirsi proprio a Foggia. Al termine di un girone d’andata strepitoso ed indimenticabile, la Salernitana si presentò in Puglia con una striscia di 17 risultati utili consecutivi, imbattuta, con il miglior attacco, una delle migliori difese ed il primo posto in classifica a +4 dal Venezia. I rossoneri di Caso, sempre temibili tra le mura amiche, chiamarono a raccolta i tifosi, ma metà stadio era gremito dai sostenitori granata, un settore ospiti pieno in ogni ordine di posto e che diede spettacolo per 95 minuti. Complice anche l’assenza di capitan Breda, la Salernitana perse la prima partita in campionato con il risultato di 2-0: decisivo un rigore trasformato da Chianese (concesso da Rodomonti per un fallo molto dubbio, lo stesso fischietto abruzzese penalizzerà i granata l’anno dopo nella famosa sfida di Milano contro l’Inter) ed un colpo di testa di Daniele Franceschini a metà ripresa, con il centrocampista bravo a sfruttare un’uscita a vuoto di Balli. Fu, però, la gara di Flavio Roma che, un pò come Gori in tante occasioni, riuscì a compiere almeno sei parate miracolose, vincendo nettamente il duello a distanza con Marco Di Vaio.

La vendetta si consumò 4 mesi dopo, quando il Foggia venne all’Arechi con l’obbligo di vincere per evitare la retrocessione aritmetica. La Salernitana, già promossa, fu accolta da due meravigliose coreografie e non fece sconti all’avversario, trovando il vantaggio già dopo 120 secondi grazie ad Ivan Franceschini. Un paio di miracoli di Roma ed Ivan fecero da preludio ad un secondo tempo scoppiettante: immediato raddoppio di Breda, gol della bandiera di Chianese, 2-2 annullato a Di Michele per un fuorigioco dubbio, eurogol di De Cesare per il 3-1, immediato 3-2 di Vukoja e miracolo finale di Ivan a blinare l’ennesima vittoria dei granata. Il post partita fu indimenticabile: mentre i 300 foggiani si disperavano per la retrocessione matematica, in città scoppiava quella festa rinviata un mese prima per rispetto delle vittime della tragedia di Sarno. In centinaia salutarono i calciatori al Parco Arbostella, decine di migliaia furono i tifosi che invasero le strade cittadine in segno di festa.

Sin da quel giorno, però, la società pensava al futuro e proprio dal Foggia arrivarono molti calciatori: il difensore centrale Monaco, il centrocampista Lennart Bak, “mister 7 miliardi” Vincenzo Chianese, l’attaccante Vukoja e, soprattutto, David Di Michele, l’unico a lasciare un segno a Salerno diventando l’idolo dei tifosi. Clamoroso si rivelò il flop Chianese, con il calciatore a secco per tutta la stagione e capace di sbagliare gol incredibili dalla prima all’ultima giornata, mentre Bak fu scartato subito a causa di alcuni problemi alle dita di un piede. Storie, aneddoti e racconti che sono ben custoditi negli archivi granata e nella memoria di chi ha vissuto quell’annata, la speranza è che anche la partita di venerdì regali emozioni indimenticabili al cavalluccio marino.

Meno edificante quanto invece accaduto nella stagione 2006-07. Imbottito di ex, il Foggia di Stefano Cuoghi affrontava una Salernitana giovane, guidata dal salernitano Novelli e capace di vincere cinque partite su cinque tra le mura amiche. Un autentico diluvio rese il campo un vero e proprio pantano, ma in cinquemila risposero all’appello del presidente Lombardi ed incitarono la squadra sin dal riscaldamento, con l’”esordio” del coro “Dovete fare gol, dovete vincere” che scaldò l’ambiente in un pomeriggio freddo e piovoso. Il match fu tutt’altro che spettacolare e gli ospiti, seguiti da 500 irriducibili, si resero più volte pericolosi dalle parti del compianto Mancini, baluardo insuperabile tra i pali. Dal 20′ del secondo tempo, però, accadde praticamente di tutto. Sostituito dall’allenatore, l’ex Antonino Cardinale lasciò il campo inveendo contro i tifosi assiepati in tribuna, plateali proteste che spinsero l’arbitro ad estrarre il cartellino rosso. L’Arechi divenne una bolgia ed il protagonista assoluto fu Stefano Cuoghi, al solito polemico anche nei confronti dei componenti della panchina granata.

Il clima di tensione si trasformò in una vera e propria rissa subito dopo il triplice fischio finale, con scontri tra i calciatori delle due squadre sedati soltanto dal solerte intervento delle forze dell’ordine. In sala stampa ci pensò Cuoghi a gettare ulteriore benzina sul fuoco litigando con diversi giornalisti, mentre 400 tifosi granata presenziarono all’esterno della tribuna fischiando un allenatore accolto da uno striscione affettuoso e che, con quell’atteggiamento polemico, perse la stima di gran parte della tifoseria. “Quanto accaduto è vergognoso, sono sempre più orgoglioso di guidare questa squadra e questo gruppo” le parole di Lombardi e Novelli, un pomeriggio da incubo e che la gente non ha ancora dimenticato. Anche dopo la partita di ritorno le polemiche non mancarono, con qualche dichiarazione ironica dei tesserati rossoneri ed un arbitraggio contestato che amareggiarono il popolo di fede granata.

Stesso discorso in C, nel 2014-15: 1-1 all’andata con arbitraggio a senso unico e tante contestazioni da parte dei salernitani, 2-2 al ritorno con esultanza ironica di Agostinone sotto la curva Sud e quella rimonta targata Favasuli-Mendicino che fece impazzire i 10mila dell’Arechi. “Ieri dissi in conferenza che il pubblico non incide, invece sapevo benissimo che a Salerno fa la differenza” disse De Zerbi in conferenza stampa. Quell’anno la Salernitana andò in B e il Foggia non si qualificò nemmeno ai play off.

Fonte: www.tuttosalernitana.com

Categoria: L'Avversario