Successe anni or sono al Chievo, poi è toccato al Sassuolo, da qualche giorno anche al Carpi: tre piccole realtá che arrivano alla ribalta del calcio importante, quello della serie A, quello che da ormai un secolo affascina tutti gli appassionati italiani.
Ogni volta, puntualmente, si sprecano fiumi di inchiostro per parlare di programmazione, di societá che puntano ai giovani del settore giovanile, che riescono a scalare, con promozioni su promozioni, tutti i campionati sino ad arrivare al punto più alto del campionato italiano.
Anche a Foggia, in piena ristrutturazione societaria, si è parlato di modello Carpi e di programmazione seria a medio e a lungo termine.
Ma a Foggia si respira la stessa aria di Carpi? A Foggia è possibile ripartire con una nidiata di giovani di belle speranze?
A Carpi si può fare quel tipo di calcio perchè non c’è pressione, non ci sono particolari attese e ci si può permettere anche di fallire l’obiettivo. A Foggia 2-3 partite perse e si pensa più a contestare che a incoraggiare; è un altro calcio, forse meglio quello passionale di Foggia? Può essere, ma potrebbe essere anche il contrario, dipende dai punti di vista.
Se pensiamo ai giovani, quando abbiamo potuto vedere giocare prodotti del nostro vivaio tutti insieme? Quando i vari Agostinone, Agnelli, Quinto, D’Allocco hanno potuto esprimersi da titolari in prima squadra? Forse solo in serie D, perchè il Foggia in Lega Pro doveva schierare i fenomeni, spesso solo sulla carta, perchè a Foggia siamo amanti dei forestieri e i nostri giovani maturano altrove.
Quindi rispettiamo il Carpi, i suoi tifosi, il loro successo quasi inspiegabile, ma non facciamo paragoni perchè esistono diverse culture calcistiche, diverse aspettative, una diversa fame che spesso fa vedere due sport completamente diversi.
Alberto Mangano – www.newsrossonere.blogspot.it