Azienda calcio, una fabbrica di disoccupati. L’Aic sta a guardare?

Azienda calcio, una fabbrica di disoccupati. L’Aic sta a guardare?

AIC. Associazione Italiana Calciatori. L’agguerrito sindacato dei calciatori. Certamente lo era alle origini, agguerrito. Quando, quel 3 luglio 1968, l’avvocato Sergio Campana, ex centrocampista di Lanerossi Vicenza e Bologna, radunò i calciatori più rappresentativi dell’ epoca, dando corso e concretezza alla sua “battaglia”. La tutela degli interessi dei calciatori. Negli anni i successi ottenuti dal sindacato sono stati molteplici e di prestigio. Sotto tutti i punti di vista. Tanto che, allo stato attuale, i calciatori godono della massima tutela. Un risultato veramente importante per tutta la categoria.

Ora ho dei dubbi!

A Damiano Tommasi, nuovo presidente AIC, ed ai suoi collaboratori sfuggono, oltre ai disagi di natura economica, alcune precarietà evidenti del calcio attuale. Una in particolare la più negativa. La disoccupazione. Certamente globale sul territorio nazionale. Un problema nel presente irrisolvibile per i calciatori italiani. Le opportunità di lavoro si restringono con una frequenza che ha del quotidiano (le rose bloccate in serie A rappresentano l’ennesima presa in giro). La riduzione delle Società in organico e l’espandersi progressivo, della moda esterofila, incidono negativamente sul loro collocamento. Una situazione che sta sfuggendo di mani all’intero apparato federale. Altro che squadre B da far giocare in Lega Pro o l’istituzione un nuovo campionato “riserve”.

Meraviglia che l’AIC, sempre molto attenta alle problematiche riguardanti propri associati, non abbia assunto, in merito, una decisione drastica. Una autorevole presa di posizione in seno al consiglio federale. Tutti bravi a riempirsi la bocca con le mille idee per risanare un sistema obsoleto e cristallizzato, ma all’ atto pratico capaci solo a lanciare dei segnali di fumo e nel far evaporare nel nulla  cortine prive di riforme concrete.

In riferimento a quanto sopra, da porre poi in risalto che Archimede Pitrolo, il braccio destro di Macalli, ha recentemente prospettato l’ipotesi di un imminente, ulteriore taglio al numero delle Società di Lega Pro. Di questo passo non ce ne sarà più per nessuno. Certamente. Calciatori, allenatori, preparatori, direttori, segretari, fisioterapisti, magazzinieri, addetti stampa. Tutti a scopare il mare.

Quanto sopra mentre, nel pieno della crisi più totale, come recitano i numeri (tecnici e finanziari), il settore tecnico della Federcalcio continua ad organizzare corsi ed a sfornare diplomati in quantità industriale, di tutte le categorie professionali. Gli allenatori professionisti, ad oggi, superano infatti i 2.000. I dilettanti, abilitati ad allenare sino alla serie D, vanno ben oltre i 15.000. I direttori sportivi sono all’incirca 2.000.

Comprensibile, anche se poi non condivisibile, che taluni, in possesso di validi “argomenti” personali, trovino collocazione più facilmente a scapito di altri, pur validi, ma meno convincenti sul piano economico.

La vicenda della Nocerina e del suo ex presidente sta per mietere le sue vittime. Come era nelle previsioni sono scattati i deferimenti per 57 tesserati a vario titolo, nella Società campana, tra il 2009 ed il 2011. Rischiano tutti l’inibizione per violazione degli artt. 1 e 94 comma 1 delle carte federali (quello che vieta la sottoscrizione di accordi economici in contrasto con le norme regolamentari e le disposizioni federali). Un espediente al quale hanno fatto ricorso, da sempre, diverse Società. Gli oneri della contribuzione, fiscale e sociale, sono insostenibili se dovuti nella loro interezza. Si rischia il default. Prevale quindi, in tanti, l’escamotage dei contratti economici depositati in Lega al minimo federale. Anche quelli pluriennali, con la prima annualità al minimo e le rimanenti con le cifre reali dell’accordo. Si sa che, per consuetudine, vengono ratificati socchiudendo entrambi gli occhi. A latere accordi economici siglati sottobanco con il diritto (presunto) allo sfruttamento dell’ immagine del tesserato. Cose ricorrenti di tutte le stagioni. Non è successo mai nulla. Come non sarebbe accaduto nulla, anche in questa occasione, ove non si fosse registrato l’intervento ufficiale della Magistratura.

Quelli sopra indicati sono tutti segnali forti di un sistema che va ricostruito. Il momento storico che attraversa il sistema calcio, anche in Lega Pro, impone lo sviluppo di un progetto che restituisca alle Società il diritto di gettare le basi, in virtù di esperienze acquisite, per un programma ed una gestione condivisi. Senza che, per questo, si debba registrare il disagio di alcuna delle componenti dell’ organismo federale. Una trasparenza ed una legalità indispensabili a tutela degli impegni finanziari assunti in Lega Pro da tutti i presidenti. Lo richiedono il momento particolarmente delicato e gli interessi delle società. E’ la chiama per un governo che sia veramente del fare e dove sia concessa, democraticamente ed a tutti, la possibilità di una espressione costruttiva. A tutela degli sforzi economici sin qui prodotti, che vanno comunque protetti e sostenuti.

Sempre ed a prescindere.

Categoria: Serie C