Mister Fontana all’attacco: “Fatti di Salerno? In campo per i contributi ma noi ostaggio dei tifosi. Alla Juve Stabia hanno minacciato di tagliarmi la testa…”
Tutto d’un fiato, con tanta rabbia mista a rassegnazione. Di chi si sente capro espiatorio di un sistema ingiusto. Gaetano Fontana, squalificato per 42 mesi dopo i “fatti di Salerno” (Leggi QUI) si è raccontato alla Gazzetta dello Sport, lanciando accuse pesanti verso il tifo organizzato in generale e, in particolare, quello campano. Queste le sue durissime parole. “Mi hanno proposto un anno e mezzo. Ma perché dovevo patteggiare? Io non ho fatto illeciti. Quel giorno ero squalificato, non sono andato in campo, negli spogliatoi o in panchina, non comunicavo al telefono. Ero in tribuna e mi hanno dato 3 anni e 6 mesi. Quando i tifosi hanno saputo che la trasferta gli era vietata non volevano che andassimo a giocare. Dopo pranzo erano in 300 e non volevano farci salire sul pullman. Così a Salerno abbiamo parlato con il questore e telefonato a Ghirelli della Lega Pro per chiedere aiuto, non si poteva giocare. Per motivi di ordine pubblico hanno detto no e negli spogliatoi è stato deciso tutto con l’ad Citarella e il ds Pavarese, immagino. La società sapeva che se non avesse giocato avrebbe perso i contributi della Lega Pro. Ho letto che al Savoia i tifosi hanno costretto i giocatori a lavare le maglie, Quando ero alla Juve Stabia negli spogliatoi hanno minacciato di tagliarmi la testa. Se avessimo giocato a Salerno, come saremmo tornati a Nocera? Siamo stati ostaggio dei tifosi come nella finale di Coppa Italia a Roma. Cambiano presidenti, allenatori e giocatori, ma i tifosi trovano terreno fertile, sanno che a loro tutto è concesso e si scatenano. Le forze dell’ordine, con tutti i problemi che ci sono, si devono preoccupare di loro?”.