Una “scappatoia” per saltare le regole ed evitare le penalizzazioni
La crisi non si cura con le conferenze ed i comunicati stampa. Lotito aiutaci tu, abbiamo la faccia piena di schiaffi.
Ottobre il mese delle prime verifiche contabili. Gli affanni, di natura finanziaria, sono già diversi, non è un fatto singolo, ma coinvolge più di una Società di Lega Pro. Pagare retribuzioni ed oneri riflessi è da sempre stato un fatto complicato. Oggi ancor di più. La poca liquidità di tutti, conclamata, nell’attuale, dall’evolversi delle generali carenze finanziarie dell’imprenditoria, si evidenzia con l’avvicinarsi delle scadenze perentorie.
Il timore dei deferimenti, delle penalizzazioni in classifica e delle squalifiche ha allertato le menti di molti dirigenti. E iniziata la rincorsa alla “scappatoia”. Tutti alla ricerca del sistema più scaltro per eludere i regolamenti.
Strategie che taluni hanno già attuato, da tempo, per superare indenni le coercitive procedure, previste dalle norme federali, per ottenere la licenza Uefa e potersi quindi iscrivere regolarmente al campionato in corso.
Esempi? L’impossibilità economica, nei termini, di far fronte all’ erogazione dei compensi relativi agli ultimi mesi della passata stagione sportiva (retribuzioni ed oneri riflessi) ha fatto aguzzare l’ ingegno agli addetti di più di qualche Società. Dopo la disputa delle ultime gare di campionato, sono così state sottoscritte, numerose, risoluzioni consensuali dei contratti con i propri tesserati. Altri hanno preferito ricorrere agli accordi di riduzione dei compensi, siglati al cospetto di funzionari dei territoriali Uffici del Lavoro. Rinunce agli stipendi solo apparenti, in quanto poi spalmati nelle annualità successive se non addirittura erogati sottobanco in maniera irrituale. Certo invece il mancato versamento degli oneri riflessi relativi al periodo in esame. Una frode allo Stato? Certamente il mancato rispetto di norme legislative in regime fiscale e sociale.
Un escamotage senza dubbio scaltro per aggirare l’ ostacolo. Un atteggiamento deleteria, comunque sfuggito (?) agli Organi di controllo della Federcalcio, che nulla di positivo porta al sistema finanziario e sportivo della categoria. Un affanno evidente che sotto certi aspetti mette in dubbio anche la regolarità dei campionati.
A conferma, sono purtroppo imminenti le penalizzazioni in arrivo per quelle Società che presentarono oltre i termini previsti la fidejussione bancaria di 600mila euro da allegare alla domanda di iscrizione.
Le estive difficoltà finanziarie si sono, inevitabilmente, ripresentate a metà ottobre. Qualcuno, per evitare il peggio, ha chiesto la collaborazione dei propri tesserati. La simulata rinuncia ai compensi, comunque certificata, ha evitato l’ applicazione di sanzioni, inibitorie e di classifica, per taluni. In tal modo è stata fatta salva, momentaneamente, la situazione. Lo stato di allerta comunque rimane. In alcuni casi ci si è affannati con conferenze e comunicati stampa inutilmente rassicuranti sulle vicende societarie. Si sono dimenticati, quei dirigenti, che nel calcio non si sa quello che non si fa (minacciare poi chi scrive di una fuga di notizie non paga mai) e che i primi a diffondere e confidarsi, peraltro allarmati, sono proprio i calciatori. Ragazzi che obtorto collo si prestano, seppure controvoglia, a coprire certe situazioni deficitarie, ma rimangono segnati nella mente dalle grandi preoccupazioni che riguardano il loro futuro. Professionale ed economico.
Inutile, in questa sede, fare la chiama delle Società in carenza maggiore. La sconfitta è del sistema. Ad eccezione di poche mosche bianche la crisi, in Lega Pro, coinvolge tutti. La riforma dei campionati non ha portato migliorie sostanziali sotto l’ aspetto della solidità finanziaria e di gestione. Si scoperchiasse “quel” pentolone che contiene i segreti del calcio nazionale scopriremmo anche di situazioni finanziarie anomale,in tutte le sierie, con Società compromesse da masse passive esorbitanti che però, inspiegabilmente, mantengono inalterato il loro numero di matricola. In tal senso L’esclusione del Parma dalle coppe internazionali potrebbe essere insegnarci qualcosa.
Lotito, Macalli e Tavecchio (in rigoroso ordine alfabetico) hanno tra le mani una patata bollente. Non sarà facile, da via Allegri, rialzare le sorti del calcio italiano. Oberato da troppi debiti, troppi stranieri, troppi insuccessi. Con un contraltare fatto di pochissima qualità ed altrettanto poche idee.
Lotito, nel suo lessico forbito, rassicura che questo governo del calcio è quello del “fare”. Per una sana ristrutturazione sportiva e finanziaria. Noi ci dobbiamo e vogliamo credere augurandoci che lo sia veramente.
Al momento, però, bene che si sappia, abbiamo solo una faccia piena di schiaffi.