Sorrento-Casarano, euforia e depressione a confronto dopo il settebello rossonero
“Non può essere una sconfitta come le altre. Perdere in questo modo rischia di lasciare il segno al di là di quello che si potrà provare ad aggiustare”. Le parole pronunciate a mezza bocca da un membro dell’entourage del Casarano, una mezz’ora dopo la disfatta di Sorrento, sono un misto di malinconia e disorientamento psicologico. Lo sconcerto è troppo grande da contenere e dai vertici societari parte un avviso: non parla nessuno se non il presidente Maci. Poco dopo i giocatori rossoazzurri escono alla spicciolata, volti bassi e segnati da un pomeriggio choc. I tifosi hanno lasciato già da tempo l’impianto costiero appena esaurito un lungo faccia a faccia proprio con gli atleti di Dino Bitetto, trattenuti prima di guadagnare gli spogliatoi. In sala stampa patron Maci chiederà scusa a tutti per la figuraccia, mentre già è partita la macchina organizzativa per il ritiro immediato a Gallipoli. Nessun calciatore, in verità, rumoreggia. E nemmeno potrebbe farlo dopo una sconfitta del genere. Peccato solo per qualche campano che ne avrebbe approfittato per godersi un giorno di riposo a casa (Favetta, Iuliano, Atteo…). Ma ci sono ragioni superiori da rispettare perché in questo caso il ritiro non è una scelta meramente punitiva, ma solo la logica conseguenza di quanto accaduto. Di ben altra pasta gli umori in casa rossonera. Qualcuno sugli spalti già sognava il superamento del record datato 7 maggio 2006: quel giorno il Sorrento stellare di Renato Cioffi asfaltava 8-0 la Scillese e volava in C2. E’ il punteggio più alto realizzato dai costieri in un campionato di serie D. Ovvio che quando Figliolia appena al 50′ timbra il settebello, in molti inizino a farci un pensierino e il tam tam in tribuna diventa virale. “E ora quando ci capiterà più”, è il rimpianto degli incontentabili a fine partita. Quello che nessuno immagina, tuttavia, è che la squadra di Maiuri ha già deciso di deporre le proprie armi chimiche per non infierire ulteriormente su un avversario tramortito, inerte, smarrito, neanche capace di reagire con un fallo di frustrazione, con uno scatto di orgoglio. Il Sorrento disegna il suo 4-3-2-1 da favola col Casarano che si raccoglie intorno ad un 3-5-2 che, almeno nei primi minuti del match, sembra granitico e poco perforabile. Tuttavia i rossoneri a trazione anteriore non possono fermarsi davanti ai primi ostacoli di passaggio: il giovane Vitale, da interno sinistro di qualità, fa l’Hamsik quando parte palla al piede, La Monica interpreta le due fasi con generosità e duttilità da top player, Herrera e Gargiulo godono di libertà assoluta tra le linee alle spalle di Figliolia. Quella di Maiuri è in sostanza una macchina perfetta, ideata per produrre spettacolo e in cui gli stessi interpreti si divertono divertendo. Il centro che apre le danze fa venire in mente ricordi neanche tanto lontani: Herrera apparecchia, Gargiulo alleggerisce all’indietro per De Rosa che vede l’inserimento vincente di La Monica. Tutto in una manciata di secondi in cui il Casarano non ci capisce nulla. Sembra un revival del gol col Napoli di Insigne al Santiago Bernabeu, quando poi il Real Madrid ribaltò il risultato portandolo sul 3-1. La trama è identica, il meccanismo speculare (in quel caso furono Koulibaly, Mertens, Hamsik e, quindi, Insigne a ideare ed eseguire il blitz). Tutto troppo bello. Anche l’iniziativa che porta al raddoppio di Figliolia è l’autopromozione pubblica di un gruppo che sa ritrovarsi a memoria e che non ha pietà quando decide di non fare prigionieri.
E’ in quel momento che il Casarano, già fragile di suo psicologicamente, crolla al suolo. Quando intuisce che non c’è possibilità di contrapposizione. Del resto, nel momento in cui Favetta ha due buone opportunità per ripartire, nessuno lo assiste, facendo evaporare ogni velleità nel vuoto. Terzo e quarto gol rossoneri sono regali gentilmente offerti da una difesa rossoazzurra già in pausa caffè, la manita nasce invece da una bella intuizione di Gargiulo che, invece di servire Figliolia in fuorigioco, allarga sapientemente verso Vitale che sta divorando la fascia sinistra da centometrista consumato. E quando Tedone e Girasole provano a chiuderlo, è troppo tardi. Ecco, la dittatura rossonera è tutta qui e rende irrilevante una ripresa che, evidentemente, avrebbe poco da dire. Anche perché, in quel momento, nessuno pensa a quella goleada di 14 anni prima. Solo Vitale, dopo aver propiziato il settimo sigillo di Figliolia (evidente l’errore in chiusura di Mattera), prova a calare l’ottava meraviglia ma il suo tiro a giro va alto. I tifosi del Casarano avevano nel frattempo ritirato gli striscioni. Ma la loro personale partita l’avevano già vinta dopo aver fatto visita a Melito al papà del compianto Lello Santagata, Enzo.
Un incontro commovente. D’altronde Casarano aveva già dimostrato in tutte le sue sfaccettature vicinanza e supporto alla famiglia di Lello. A partire da alcuni gesti concreti della società, all’avanguardia sotto questo aspetto. Con uno striscione, la curva rossonera celebra invece il ricordo di Mario Damiano, storico professionista sorrentino recentemente scomparso. Un tifoso doc che ha accompagnato pezzi di storia viva del Sorrento. I gruppi avevano peraltro capovolto i propri striscioni in segno di solidarietà verso un ultras rossonero recentemente diffidato. Il Casarano chiude così la sua giornata horror, di quelle che resteranno giocoforza indelebili nella storia del club. Forse non sono serviti chiarimenti e confronti a cui i giocatori si erano sottoposti al loro interno nei giorni precedenti. Domani col Foggia si capirà quanto sarà grande la loro voglia di riscatto e di (parziale) ristoro dell’onta subita da una tifoseria lacerata da un colpo quasi ferale. Ora occorre recuperare dignità e professionalità, sebbene la luna di miele con la città si sia rotta irrimediabilmente. Ma sono queste le priorità da onorare adesso. Poi arriverà il momento dell’inevitabile redde rationem, anche perché lo stesso Maci è consapevole che i propri investimenti avrebbero meritato maggiori riscontri. Tuttavia bene ha fatto Bitetto a ricordare che episodi simili capitano anche a chi può portare con sè un passato di blasone e trionfi. E’ stato un modo per recuperare un minimo di unità di intenti e guardare all’essenziale.
Il tecnico barese ha citato l’esempio del Brasile umiliato dalla Germania nella semifinale del Mondiale 2014, ma si potrebbe ricordare anche il 6-0 rifilato dal Milan all’Inter in un derby di 19 anni fa. E tanto altro ancora. La storia del Casarano, pur vilipesa, non finisce di certo qui. E il Sorrento? Chi lo aveva dato per morto dopo il punticino racimolato tra Taranto e Nocerina, non aveva fatto i conti con le risorse tecniche e umane di un gruppo che ha il piacere di stare insieme e che sta interpretando questa avventura come un’esperienza di vita – prima che professionale – irripetibile. Cerignola arriva nel momento giusto ed è lì, ad un passo. A ricordare che nulla è impossibile.
Fonte: www.notiziariocalcio.com