Che futuro per il campionato?

Che futuro per il campionato?

E così domenica è toccato anche al Foggia misurarsi col covid, anche se indirettamente, e saltare la partita in programma a Vibo Valentia con la compagine locale, dove un preoccupante focolaio ha messo in allarme l’azienda sanitaria provinciale che ha chiesto ed ottenuto dalla Lega il rinvio della partita. Già in settimana era giunta la notizia che due tesserati del Foggia erano stati trovati positivi al test, dunque anche il nostro club aveva cominciato a confrontarsi con i problemi della pandemia. Di fatto non si vede come la cosa possa migliorare, i positivi aumentano esponenzialmente a livello nazionale e i club calcistici seguono a ruota questa tendenza. La Lega di C, dopo diciotto gare differite e classifiche incomplete e poco veritiere, si è chiesta se non fosse il caso d’interrompere tutto e procrastinare a data da destinarsi la ripresa delle competizioni.

Ma se la cosa sembra trovare giustificazioni in ambito di tutela della salute pubblica, apre tutta una serie di problematiche legate alla stessa sopravvivenza di squadre già pesantemente danneggiate dalla chiusura degli stadi. Bene sarebbe se il Governo stanziasse dei fondi a tutela dei bilanci di società sull’orlo di una crisi economica senza precedenti, ma non sembra che la Presidenza del Consiglio abbia in programma sussidi di questo genere. Tolte le formazioni che hanno la fortuna di essere nelle mani di magnati finanziari, tutte le altre, Foggia compreso, stanno reggendo con mille sacrifici le difficoltà emerse dalle conseguenze della pandemia, ed una chiusura dei campionati non accompagnata da aiuti governativi rischierebbe un collasso generalizzato.

Che fare allora? Fra le varie soluzioni proposte la più sensata sembra quella legata ad una sospensione delle gare fino a Natale, nella speranza che nel frattempo la tendenza dei contagi cambi rotta, approfittando del periodo di stop forzato per recuperare tutte le partite rinviate e riportare in pari i campionati e le relative classifiche. Poi, con l’eventuale ripresa dei tornei dopo la già prevista pausa natalizia, prolungare fino a maggio la regular season, dedicando il mese di giugno a play off e play out a prescindere dall’inizio degli europei di calcio che evidentemente non troverebbero coinvolti tesserati di terza divisione. Allo stesso tempo il prolungamento del campionato potrebbe facilitare – con la primavera e l’auspicata fine dell’emergenza – anche la presenza degli spettatori sugli spalti, con il ritorno almeno ad una “parvenza” di normalità che auspichiamo tutti.

Questo è il quanto. Cosa accadrà peró è difficile prevederlo, come è difficile prevedere gli sviluppi di una pandemia che sembra tornata più virulenta e mortale che mai. Ubi maior minor cessat, dunque, a prescindere da tutto, si prendano decisioni unicamente finalizzate alla tutela della salute dei cittadini: il calcio è importante, spesso riempie le nostre vite, ma ci sono esigenze di grado superiore che nessuno, nemmeno gli appassionati, possono ignorare e se una sospensione dei campionati si rende necessaria, che sia deciso così, dopotutto questo calcio, ridotto ai minimi termini e con andamento a scartamento ridotto, ci piace davvero poco.

Francesco Bacchieri