Caiata: ‘Il mio Potenza non è frutto di un miracolo…’

In una lunga intervista a repubblica.it Napoli, Salvatore Caiata racconta di sè e del suo Potenza. Una squadra che sta frantumando la concorrenza con numeri da record: dieci vittorie, un pareggio, 37 reti fatte e 5 subite. Nessuno ha fatto meglio dei lucani in Serie D. Il Potenza di oggi è figlio di un progetto mirato non di un miracolo: “Quando ho acuro la possibilità di provocare una scintilla per un possibile riscatto, mi sono buttato – spiega Caiata -. Inizialmente mi avevano chiesto di entrare in quota societaria con altre persone, ma questa operazione non è andata a buon fine. Si era creato un piccolo vuoto e con altri due soci il 5 luglio è partito il progetto, un po’ in ritardo rispetto alla tabella di marcia delle società di calcio”.

PRIMI DAL NULLA “Quando abbiamo rilevato la società non avevamo nemmeno un tesserato, nessun calciatore in rosa. Siamo partiti in ritardo rispetto alle altre, ma abbiamo recuperato alla grande lavorando molte ore per tanti giorni a ritmi forsennati. Perché io dormo pochissimo, 4 ore a notte, e lavoro quasi 18 ore al giorno”.

NELLA TELA DEL… RAGNO “Sono un istintivo, scelgo molto velocemente e sulla base delle sensazioni. Sul mister, però, ho dovuto riflettere di più. Nell’equilibrio della squadra è un elemento fondamentale. Sono molto contento di aver puntato su Nicola Ragno, un grande professionista per la categoria. Il nostro punto di forza è che siamo una famiglia: sono molto orgoglioso dei miei ragazzi”.

BOMBER VERDEORO “Carlos França è stata una delle mie fissazioni sin dal primo giorno. La coppia d’attacco doveva essere  Siclari-França. Carlos è un ragazzo eccezionale dal punto di vista umano otre che tecnico, lo dicono le sue prodezze, come la sforbiciata al Cerignola finita anche su “Striscia la notizia”. Con lui abbiamo fatto un discorso diverso sia per la stagione in atto che per quella successiva con un impegno futuro nell’ambito dello sviluppo del settore giovanile. Ci sembra un modello perfetto per i ragazzi. Non dimentichiamo che ha vinto la sua battaglia con il cancro. È l’idolo di tutti i ragazzini della città per le sue prodezze in campo, ma soprattutto rappresenta come si possa essere campioni in campo vivendo una vita sana al di fuori, non necessariamente avendo la velina e la Ferrari…”.

CITTÀ IN DELIRIO “Potenza è una piazza affamata di calcio. Ovvio che il risultato sportivo incrementa l’entusiasmo perché venire allo stadio e vedere una squadra che gioca bene e fa tanti gol è più divertente. Abbiamo cercato di trasformare la partita in evento, un percorso che porta ad avvicinare le famiglie, le donne.  Il Potenza oggi non è solo una squadra di calcio, ma un progetto di aggregazione sociale e di condivisione, di entusiasmo. La cosa che più mi gratifica non è il numero delle vittorie o dei gol, ma l’entusiasmo che vedo nelle persone. I bambini escono dalla scuole con la sciarpa del Potenza al collo: questo senso di appartenenza e condivisione è impagabile”.

SCARAMANZIA “Sono estremamente scaramantico. Ho un jeans che mi ha donato un amico proprietario di una grande azienda per buon auspicio prima del campionato e che indosso a ogni partita con lo stesso zainetto, altro regalo di questa estate. E poi c’è una canzone che è un po’ l’inno di tutte le mie iniziative imprenditoriali diventato un tormentone in città: “Se mi lasci non vale”, che i tifosi hanno trasformato in “Se non segni non vale”.

OBIETTIVI “Fortificare la società e renderla duratura nel tempo. Il mio obiettivo è vincere. Mi piace vincere. Ma dobbiamo essere consapevoli che non è matematico. Nuovo stadio? È prematuro pensarci adesso. Però dobbiamo arrivare pronti a un eventuale, ci auguriamo, passaggio di categoria”.
Fonte: www.calciodelsud.it

Categoria: Dilettanti