«Palermo, per risalire in A in tre anni servono 20 milioni»
Con il destino che sembra ormai segnato il Palermo si accinge a salutare il calcio professionistico per ripartire dai dilettanti. Mentre si aspetta la decisione definitiva del consiglio Federale fissata per giorno 12, i candidati per la corsa alla proprietà rosanero iniziano a fare i conti per assicurare di avere un budget tale da poter reggere le spese e garantire tranquillità al club almeno per i prossimi tre anni.
Senza incassi derivanti dalla vendita dei diritti televisivi, salvo l’eventuale acquisto in esclusiva da parte di qualche pay-tv come accaduto per Parma e recentemente dal Bari, la forza economica del nuovo Palermo, stando a quanto dichiarato da Francesco Cortese per Repubblica Palermo, dovrà ricadere esclusivamente sulle spalle dei nuovi proprietari e soltanto una pronta risalita in Serie C già al primo anno potrebbe permettere ai rosa di vedere l’ingresso di liquidità. In caso di promozione immediata infatti si stima un incasso di 500 mila euro provenienti dalla lega professionisti e dalla pubblicità.
L’esperto di Calcio e Finanza Marco Bellinazzo, intervistato sempre da Cortese, ha dato la propria opinione sul budget neccessario per tentare la veloce risalita verso la Serie A:
«In caso di ripartenza dalla serie D, la futura proprietà deve comprendere che senza una struttura societaria organizzata ed un budget di almeno 20 milioni di euro in tre anni sarà difficile ritornare in serie A. Il modello da seguire è quello già attuato dal Parma e dal nuovo Bari targato De Laurentiis. Senza questa base di partenza si è condannati a rimanere tra la serie C e la B al massimo, con perdite di bilancio oggettive”. Nel corso degli ultimi dieci anni sono ben centocinquanta le società calcistiche fallite, alcune andate in bancarotta più volte».
BLACKLIST DI GRAVINA
«In questo modo non dovremmo più assistere a situazioni come quelle registrate ultimamente in cui dirigenti che hanno portato al fallimento più società possano ripresentarsi sul palcoscenico calcistico italiano. Il modello da seguire sarebbe quello della Premier League o del basket americano dove, prima di acquistare una società, si fanno delle verifiche approfondite sulle disponibilità economiche dell’aspirante patron. In Italia invece tutti possono acquistare e non pagare».
NOMI
«Mirri? Apprezzabile e sincero. Ferrero? Sconsiglio di affidare il Palermo al presidente di un’altra società di serie A. Sarebbe un progetto destinato a fermarsi alla serie B per via delle norme federali che vietano ad uno stesso proprietario di avere due squadre nella stessa serie».
Fonte: www.forzapalermo.it