Bridge Over Troubled Water

L’altra sera, dopo l’ulteriore amarezza di un Foggia che sfiora la vittoria per l’ennesima volta fermato su un ingiusto pareggio dal Cittadella di turno, mi sono estraniato da tutto e da tutti. Tante cose avrei voluto dire nella rabbia del momento, tante cose che poi molti non avrebbero capito, avendomi conosciuto solo attraverso il personaggio di Francesco da Prato sui social o su Mitico Channel.

Riconosco che nel tempo il peso di non essere più un “tifoso qualunque” mi ha un po’ cambiato, forse ha tolto spontaneità alle mie disanime, ha prevalso il “politically correct” di chi sa che, in certe circostanze, le parole pesano come sassi e, nel contesto che viviamo noi tifosi e la nostra squadra del cuore, le parole vanno pesate ad una ad una, a costo anche dell’impopolarità. Di parole fuori posto, articoli, indiscrezioni, critiche feroci e cattiverie, ne abbiamo sentite abbastanza in questi giorni perchè anch’io mi unissi al coro di un pessimismo dilagante che stà affogando di responsabilità calciatori che non riescono, inutile nasconderci dietro ad un dito, a giocare divertendosi, come facevano nel Foggia di De Zerbi o di Stroppa, che poi è l’unico modo per rendere al massimo sul campo, aldilà di tecniche, tattiche e dei valori individuali dei singoli. Il campionato è nato male, ormai è sotto gli occhi di tutti. Partire con l’handicapp di 8 punti di penalità ha costretto la proprietà del Foggia ad allestire una squadra che avrebbe dovuto, di slancio, nel giro di 4 o 5 turni, azzerare tutto e prepararsi ad un torneo di vertice.

Ad errore si è sommato errore. In primis si è stati ingenui nella circostanza delle somme a nero fatte circolare nei conti sociali, e certe ingenuità, se poi ti chiami Foggia, te le fanno scontare senza pietà. Secondariamente, acquistando giocatori sui cui nomi nessuno in estate aveva avuto nulla da ridire, ci si è illusi, e si è illusa una piazza esigente come Foggia, di poter raggiungere sin da subito risultati molto più ambiziosi di quanto sarebbe stato più cauto dichiarare, almeno all’inizio del torneo. Nel passare delle giornate, nel divenire di partite che poco avevano a che vedere con il Foggia ambizioso a cui ci eravamo abituati persino nel primo campionato di serie B (ricordiamo tutti lo splendido girone di ritorno dell’anno passato), lo scoramento ha preso un po’ tutti, anche se va riconosciuto che da parte del tifo organizzato, come di quello comune, mai è venuto a mancare nei 90’ un incitamento incessante e caloroso ai ragazzi in rossonero.

Ma quando poi il tempo è passato e la situazione di classifica non è migliorata, le piccole ombre all’orizzonte sono diventate presto neri presagi di tempesta che nel giro di poche settimane hanno gettato nello sconforto l’intera tifoseria. Ed è qui che vorrei fare un distinguo, premesso che in questa situazione noi tifosi ci siamo ritrovati vittime e non carnefici di questa amara situazione. C’è un qualcosa che, in tutto questa storia, è risultata una nota stonata, ed è la cattiveria gratuita, la malignità, la malafede di taluni (una piccolissima ma rumorosa minoranza) che in questa situazione ha pensato bene di buttare benzina sul fuoco, di mettere la società sul banco dei responsabili senza se e senza ma, di giubilare per prima cosa calciatori simbolo che si sono sentiti mortificati, e che questa mortificazione si sono trascinata sul campo. E a questi personaggi che non perdono il loro comportamento, a prescindere dalle ragioni e dai torti, dalle verità e dalle menzogne, non alla straordinaria e commovente tifoseria del Foggia. Nei presunti errori della società io non vedo cattiva gestione, non vedo malafede, non vedo interessi personali a danno del Foggia, ma tutto il contrario. Si è sbagliato per troppo amore, credendo di fare il bene del Foggia, forse anche oltre quello che sarebbe stato possibile fare da due fratelli che, per quanto facoltosi e di grandi capacità imprenditoriali, perdendo milioni di euro dietro al Foggia, sono stati lasciati soli da tutta una comunità, da imprenditori foggiani come loro che avrebbero potuto supportarli e consigliarli per il meglio.

Lasciati soli da questi sì, ma non da tantissimi tifosi che abbonandosi in massa ed a prezzi importanti, comprando tessere di sostegno e gadgets presso gli stores, hanno dimostrato la loro vicinanza, la solidarietà e la gratitudine verso chi, magari sbagliando in buona fede, si è fatto persino la galera per questi colori, cosa che qualcuno ha dimenticato troppo in fretta.
Sono successe tante cose in questi mesi, il Foggia non è riuscito a venire fuori da queste sabbie mobili, ma non è stato certo aiutato in questo senso dalla buona sorte. Non voglio prendere in giro nessuno. La nostra situazione è rimediabile, certamente, ma si è maledettamente complicata e di giornate per recuperare ne mancano sempre meno. Quale sarà allora il nostro destino? Nella settimana passata sembrava davvero tutto finito.

Sconfitta umiliante a Lecce, macchine incendiate, petardi intimidatori, società che avrebbe avuto difficoltà a pagare persino stipendi e contributi…, Padalino esonerato e Grassadonia richiamato in panchina, giocatori sotto pressione e minacciati. Eppure la tifoseria intera, gli ultras come i tifosi qualsiasi sparsi a Foggia e nel resto del Paese, capita la difficoltà, ha fatto fronte, ha creato un ponte su acque molto turbolente sul quale far passare indenne il Foggia per portarlo ad una salvezza miracolosa. Stesso ponte gettato sulle stesse acque agitate dai fratelli Sannella che, ancora una volta, dimostrando un attaccamento fuori ogni limite a questi colori, hanno ripianato le mancanze economiche, anche grazie alla collaborazione dei loro tesserati, garantendo che quel ponte, almeno fino all’arrivo alla sponda opposta, rimanesse ben saldo sotto i piedi del nostro sodalizio perchè un eventuale salvezza sul campo non fosse vanificata da faccende extracalcistiche.
Allora come non ricordare una vecchia canzone di Simon and Garfunkel: “Bridge Over Troubled Water”, scritta nel 1970, ma che mette i brividi tanto rispecchia nel testo queste vicende, l’affetto e la solidarietà che in questi giorni stiamo raccogliendo tutti per salvare la nostra squadra. La trascrivo perchè è il racconto di un percorso che, pur nella sofferenza, col nostro aiuto, porterà i nostri colori salvi alla meta, aldilà di queste acque tempestose.

“When tears are in your eyes, I’ll dry them all
I’m on your side, oh, when times get rough
And friends just can’t be found
Like a bridge over troubled water
I will lay me down
When you’re down and out
When you’re on the street
When evening falls so hard
I will comfort you
I’ll take your part, oh, when darkness comes
And pain is all around
Like a bridge over troubled water
I will lay me down

Sail on by
Your time has come to shine
All your dreams are on their way
See how they shine
Oh, if you need a friend
I’m sailing right behind
Like a bridge over troubled water
I will ease your mind
I will lay me down”

[Quando le lacrime si affacciano ai tuoi occhi
io le asciugherò tutte
Sono dalla tua parte
Quando i tempi si fanno difficili
E non si riescono a trovare amici
Come un ponte sull’acqua tempestosa
Mi distenderò

Quando sei esausta
Quando sei per la strada
Quando la sera cala così spietata
Ti darò conforto
Prenderò le tue difese
Quando giunge l’oscurità
E’ il dolore è tutto intorno a te
Come un ponte sull’acqua tempestosa
Mi distenderò

Continua a navigare
È arrivato il momento in cui brillare
Tutti i tuoi sogni stanno per avverarsi
Guarda come brillano
Se hai bisogno di un amico
Sto navigando proprio dietro di te
Come un ponte sull’acqua tempestosa
renderò sereni i tuoi pensieri
Come un ponte sull’acqua tempestosa
Mi distenderó ]

Francesco Bacchieri – www.miticochannel.it