Foggia calcio, la Procura chiede la retrocessione e la città si ribella: ecco cosa dicono i documenti
I tifosi sono in subbuglio. Ipotesi di complotto, grida di vergogna e la manifestazione a Roma sotto la sede della Figc con tanto di striscione: “Giù le mani dal Foggia”. Proclamano la loro indignazione anche i politici locali tra cui il sindaco e il consigliere Cataneo e i parlamentari regionali e nazionali dei Cinque Stelle.
I TIMORI. La richiesta di retrocessione del Foggia calcio, da parte della Procura federale, al termine dell’udienza per il processo relativo ai pagamenti in nero di 37 tesserati nelle stagioni 2015-16 e 2016-17, ha fatto piombare nella paura un’intera città: l’ipotesi di dover abbandonare il campionato di serie b riacciuffato solo l’anno scorso, dopo quasi 20 anni nelle serie minori, appare come un incubo. Sentimenti giustificabili, dettati dalla passione per la propria squadra che alimentano dubbi e costruiscono i più svariati scenari per il futuro del Foggia, non sempre corrispondenti tuttavia a quelli che trovano riscontro nei documenti del processo sportivo.
LE ACCUSE. È a questi ultimi che occorre rifarsi per ricostruire con estrema esattezza la vicenda che coinvolge il Foggia calcio: da una parte senza volerla sottovalutare in quanto di per sé è grave; dall’altra evitando di lasciare spazio a ulteriori suggestioni derivanti dal clamore mediatico.
Quali sono dunque le accuse rivolte al Foggia calcio?
La società rossonera è chiamata a rispondere per responsabilità diretta per i comportamenti posti in essere dall’allora presidente Lucio Fares e per responsabilità oggettiva per i comportamenti di tutti gli altri tesserati: dirigenti, calciatori e tecnici. All’ex presidente Lucio Fares si contesta l’art. 1bis comma 1 del Codice di giustizia sportiva in tema di lealtà e correttezza e l’art. 8 comma 2, vale a dire la fattispecie dell’illecito amministrativo dovuto a comportamenti diretti a eludere la normativa in materia gestionale ed economica, “per aver consentito l’impiego nell’attività gestionale e sportiva del Foggia calcio dell’importo quantomeno complessivo di 1.964.750 euro (556mila in contanti e 1,4milioni a mezzo bonifici) corrisposto da Massimo Curci, frutto di compenso derivante dalla commissione di attività illecite di evasione e/o elusione fiscale, alcune delle quali integranti anche reato”. Agli altri tesserati, tra cui lo stesso Massimo Curci e i fratelli Sannella, è contestato inoltre l’art. 8 comma 6 per aver corrisposto in più soluzioni circa 580mila euro di compensi in nero a calciatori, tecnici e dirigenti. In alcun modo, invece, al Foggia calcio è contestata l’accusa di aver ricevuto soldi provenienti dalla mafia.
Quali sono le sanzioni previste per tali reati?
Per i reati previsti dall’art. 1bis comma 1 occorre fare riferimento al successivo comma 6 secondo cui alle società in tali casi si possono applicare esclusivamente le sanzioni dell’art. 18 comma 1 lettere b), c) e g) e cioè l’ammenda, l’ammenda con diffida e la penalizzazione di uno o più punti in classifica con il meccanismo, possibile ma non obbligatorio, dell’afflittività cioè dell’applicazione nella stagione seguente dei punti di penalizzazione nel caso in cui non abbiano effetti in quella conclusa. Per i reati previsti dall’art. 8 comma 2 l’unica sanzione applicabile (comma 3) è quella dell’ammenda con diffida. Infine, per i pagamenti in nero, lo stesso art. 8 comma 6 prevede le sanzioni dell’ammenda da uno a tre volte l’ammontare illecitamente pattuito o corrisposto (quindi fino a 1,5milioni di euro), cui può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica. Le tre fattispecie imputate al Foggia calcio sono dunque ben regolamentate e nessuna di esse, è bene sottolinearlo, prevede l’ipotesi richiesta dalla Procura della “retrocessione all’ultimo posto in classifica del campionato di competenza” prevista alla lettera h) dell’art. 18. Si tratta di un abbaglio? Difficile dirlo, viceversa probabilmente è il tentativo di ‘forzare’ le conclusioni a cui deve arrivare il Tribunale Federale Nazionale. Perchè su di una cosa tutti sono d’accordo: si tratta di un processo senza precedenti. L’avvocato Fabio Iudica lo ha ripetuto più di una volta a Foggia Città Aperta e la peculiarità risiede nel fatto che le contestazioni al Foggia calcio sono più di una. Per questo la situazione resta oggettivamente grave e il Tribunale è chiamato a prendere una decisione difficile. Cumulando le sanzioni applicabili al Foggia, si potrebbe addirittura applicare una sanzione economica milionaria e diversi punti di penalizzazione in classifica che, paradossalmente, potrebbero portare allo stesso effetto finale.
Esistono prove delle accuse al Foggia calcio?
La risposta a questa domanda è sì. Perché si basano su elementi documentali come i ‘famigerati’ manoscritti su carta intestata Tamma riportanti l’elenco dei calciatori pagati in contanti e la serie di messaggi whatsapp tra Curci e Dellisanti finalizzati a quantificare l’apporto del commercialista di Carapelle all’interno del Foggia calcio. Perché si fondano su riscontri oggettivi ai documenti che gli inquirenti hanno acclarato: per esempio, che l’importo totale di 1.964.750 è lo stesso riportato nell’atto di cessione gratuita delle quote dai Curci ai Sannella, stipulato nel maggio del 2017, quale importo da corrispondere ai Curci in caso di promozione in serie A. Infine, perché i pagamenti in contanti dei calciatori sono stati ammessi non solo da Curci ma anche da Fedele Sannella nel suo interrogatorio dello scorso gennaio (“i contanti per i calciatori servivano perché erano gli stessi calciatori a chiederci il contante per pagare canoni di locazione, per acquistare vetture e per altre spese”); così come l’ex presidente Lucio Fares, sempre nello scorso gennaio, in sede di interrogatorio, ha ammesso di “essere venuto a conoscenza in modo casuale, in un paio di occasioni, dal direttore sportivo, Giuseppe Di Bari, in quanto in quelle occasioni mi trovavo allo stadio, che si doveva corrispondere un importo di denaro contante a dei calciatori senza sapere a che titolo” e di aver “presenziato in un’occasione, durante il campionato 2016/17, alla consegna di una busta da parte di Nicola Curci a Fedele Sannella precisando che erano soldi da parte del fratello Massimo Curci”. Quanto alla provenienza illecita dei fondi, vi è un particolare dell’interrogatorio di Curci che agli inquirenti toglie ogni dubbio; se la maggior parte dei fondi a disposizione dello stesso derivavano, infatti, dalla sua attività fraudolenta, il commercialista precisa che anche i compensi leciti (“le ditte che mi davano 300/400 euro al mese, 250 euro, il negozietto….”) non venivano dichiarati al fisco e quindi, come scritto nel deferimento, quanto meno derivano da evasione fiscale.
Quali allora le conclusioni?
Sarebbe bello poterne dare ma risulta estremamente difficile.
Alcuni elementi possono provarsi ad anticipare:
– la richiesta di retrocessione da parte della Procura non ha alcun fondamento nelle norme di giustizia sportiva ed è plausibile che non sarà accolta dal Tribunale Federale Nazionale;
– nonostante ‘l’errore’ compiuto dalla Procura, non è ipotizzabile il proscioglimento del Foggia calcio. Il Tribunale Federale Nazionale sarà invece chiamato a comminare una sanzione cumulativa per tutti i reati contestati;
– nella valutazione del Tribunale Federale Nazionale inciderà quello che sarà il giudizio complessivo sulla società rossonera e in questo senso appare certamente più proficuo il profilo basso tenuto da Fabio Iudica rispetto a chi al termine dell’udienza è andato in escandescenza forse perché poco abituato ai processi sportivi; così come sarà tenuta in conto la relazione del commissario giudiziale Nicola Giannetti che non è stato ammesso a testimoniare semplicemente perché è stato ritenuto sufficiente il testo scritto, acquisito agli atti. Si dovrà tenere conto del fatto che la società in ogni caso ha tenuto in ordine i conti e sotto questo aspetto la situazione non è accostabile a quella della Biellese portata al fallimento dai dirigenti che pagarono i tesserati in nero. C’è infine un aspetto fondamentale che non è stato possibile provare: l’esistenza di un accordo tra Curci e Sannella volto all’immissione di capitali provenienti da reato. Anche perché è più che probabile che non ci sia stato. Ai fratelli Sannella, chiamati a esborsi economici di notevole entità nelle due stagioni in questione, ha fatto ‘comodo’ poter contare sulle somme messe a disposizione da Curci. Un fatale errore, non proprio scusabile, perché le società di capitali devono mettere in atto ogni azione a fini antiriciclaggio e la consegna di soldi in contanti è uno dei segnali immediati che avrebbero consentito di fiutare facilmente il pericolo. Per questo il Foggia è stato commissariato, per questo grave errore dei Sannella il Foggia subirà delle sanzioni che, tuttavia, un giudice come Cesare Mastrocola, presidente del Tribunale Federale ma con un passato a capo del Tar Campania, saprà commisurare a quanto avvenuto.
Detto questo, il resto è storia conosciuta ai tifosi rossoneri che ci sono abituati: occorrerà ‘semplicemente’ aspettare (qualche ora o qualche giorno) e, come a loro accade spesso, fremere e soffrire trepidanti nell’attesa.