Siamo una squadra “fortissimi”!

Era l’estate del 2006 quando, un semisconosciuto Checco Zalone, irrompeva nelle case di tutti gli italiani “campioni del mondo” con un motivetto scanzonato e sgrammaticato “ad arte” celebrando a modo suo i fasti degli azzurri di Marcello Lippi. Per Zalone fu tutto un crescendo di successi, molto meno per la nazionale. Ebbene “Siamo una squadra fortissimi” è un titolo che ben si presta sia a celebrare un Foggia che va a maramaldeggiare a Benevento, sia una tifoseria ancora da brividi che ha dato il solito ineguagliabile spettacolo sui gradoni di un Vigorito gremito. Da ieri sera infatti “fortissimi” ci sentiamo tutti, sia quelli che (non una moltitudine) hanno avuto sempre fiducia come il sottoscritto sulla bontà delle scelte di Grassadonia e della società, sia chi, magari in preda al solito travaso di bile dopo tre sconfitte consecutive e un raccapricciante -5 in classifica, chiedeva la testa dell’allenatore salernitano. “Io l’avevo detto” è un esercizio retorico antipatico e che non mi appassiona. La mia difesa dichiarata a Grassadonia e ai suoi ragazzi non nasceva per provare a fare il fenomeno con una voce fuori dal coro a tutti i costi o per chissà quali manie di protagonismo, ma era figlia delle convinzioni che mutuavo dal campo e dai dati oggettivi raccolti dal ritiro di Ronzone ad oggi. I carichi di lavoro, i nuovo schemi da assimilare, la rosa completata solo 30 giorni fa, gli infortuni e le squalifiche a pioggia.

Riguardatevi con più serenità la partita di Pescara, ora che la penalizzazione è un ricordo e che punti e gioco non sono più in discussione. Scoprirete che è stato ingiusto dare la croce addosso al mister e contestare questo o quel calciatore (cominciando da Bizzarri e qui, lo confesso, mi ci metto anch’io). Non mi fermo allora a guardare la prestazione di ieri ma torno su quella dell’Adriatico. Contro la squadra di Pillon il Foggia aveva fatto la partita perfetta nonostante un Mazzeo al 60% e un Galano ancora all’esordio, due tra le pedine fondamentali nel gioco di Grassadonia. Non rischiare Galano (fuori condizione) sin dall’inizio con i delfini non è stata una colpa del tecnico, ma una necessità suggerita dal preservarlo all’esordio per poi schierarlo titolare inamovibile con Padova e Benevento. Scelta che si era rivelata esatta anche in quell’occasione visto che l’attaccante foggiano subentrato a partita inoltrata si era guadagnato il rigore poi sbagliato da Mazzeo per pochi centimetri sulla traversa. Pochi centimetri ho scritto, quelli che sono mancati ai rossoneri per centrare un trittico di vittorie rimandato peró solo di una settimana. Allo Zaccheria tra sei giorni è atteso l’Ascoli, formazione già battuta in precampionato dal Foggia in versione laboratorio.

La squadra vista domenica sera puó fare un sol boccone dei marchigiani ma a una condizione: tifo e squadra dovranno volare bassi, evitare fughe con la fantasia, non credersi “arrivati” ma solo “partiti”. La serie B è difficilissima e fatale se provi solo a sottovalutarla o a crederti il migliore. Anche perchè basterebbe una prova scialba sabato venturo allo Zaccheria per fa ritirare fuori la testa a chi da ieri sera vedo che è tornato stranamente in silenzio o in disparte. A questi “personaggi” pronti a godere delle disgrazie del Foggia per prendersi una facile ribalta pubblica dico che dopo la sconfitta col Palermo anch’io, da tifoso, avrei “sbroccato”, ma poi ho contato fino a dieci, ho visto il Foggia a Pescara e ho capito da che parte stare. E allora, sempre per dirla scherzosamente con l’italiano improbabile di Zalone: “Se ce l’ho fatta io… ce la potete farcela anche voi!”

Francesco Bacchieri – www.ilfoggia.com