Manfredonia, Mister Rufini: “Morra-Trotta una coppia da 30 gol a stagione”
Il campionato di Eccellenza è ormai fermo da settimane, causa Covid-19, ed il rientro in campo avverrà il 15 gennaio 2021, salvo nuove proroghe sulla sospensione di questa competizione. Tra le squadre pugliesi più in forma prima dello stop figurava il Manfredonia, guidato da Danilo Rufini, che abbiamo ascoltato telefonicamente.
Mister, cosa ne pensa di questa pausa forzata?
Mi dispiace molto esserci fermati, poiché stavamo attraversando un ottimo periodo. Eravamo primi in classifica e la squadra stava ingranando.
Secondo lei è stato giusto fermare il campionato?
Se si considera la situazione pandemica che stiamo attraversando, si. Anche se, a mio parere, potevano essere adottati altri provvedimenti: ad esempio, invece di fornire sussidi a tutti i calciatori, questi fondi potevano essere indirizzati alle società per permettere loro di svolgere settimanalmente i cicli di tamponi ed in questo modo proseguire l’attività agonistica. Così, tutte le squadre avrebbero anche continuato a pagare i loro tesserati. Ovviamente, però, non è facile prendere qualsiasi tipo di decisione e la speranza è che tutto possa al più presto tornare alla normalità.
Questo stop ha falsato il campionato?
Sicuramente. Prima dell’arresto della competizione viaggiavamo sulle ali dell’entusiasmo ed avevamo vinto 5-2 a Vieste, classificandoci come squadra con più gol realizzati. Questa pausa ci ha fortemente penalizzati, altre compagini magari ne hanno trovato giovamento per definire alcuni dettagli e correre ai ripari per migliorare alcune situazioni.
In questo periodo come sono stati svolti gli allenamenti?
Con i calciatori parlo tutti i giorni ed ogni settimana comunico loro i programmi di allenamento. I ragazzi, poi, attraverso dei video ci mostrano lo svolgimento delle sedute programmate. Nonostante ciò, anche loro sono un po’ demoralizzati e non vedono l’ora di poter tornare a calpestare il terreno di gioco.
Ad inizio campionato, in un’intervista ai nostri microfoni il presidente Iraldo Collicelli ha dichiarato che l’obbiettivo stagionale del Manfredonia è la salvezza. Nonostante il primato in classifica, le ambizioni rimangono invariate?
In queste settimane la dirigenza si è mostrata fortemente entusiasta di questi risultati, anche al di sopra delle aspettative iniziali. Mi ha confermato, però, che l’obbiettivo, considerata anche l’incertezza e le sospensioni causate dal Covid-19 e la mancanza di ingenti sponsor, rimane il mantenimento tranquillo della categoria. Noi cercheremo di portare in alto il nome del Manfredonia e io penso che questa squadra, nonostante abbia molti calciatori giovani e non molto conosciuti, possa giocarsela con tutti fino alla fine. Ovviamente col passare dei mesi entreranno in gioco altri fattori, poiché potrebbe spuntarla, ad esempio, chi ha una rosa più lunga.
Il Manfredonia è la squadra che ha segnato di più in questo primo scorcio di campionato. Morra può, secondo lei, a fine stagione essere il capocannoniere della competizione?
La propensione offensiva è stata uno dei migliori aspetti espressi dalla squadra. Le reti portano diverse firme e non solo di attaccanti: D’Angelo, ad esempio, ha realizzato due gol nonostante sia un difensore centrale, tra l’altro molto giovane. Morra ha delle enormi potenzialità, lo conosco bene e aveva dimostrato una buona continuità con quattro marcature in altrettante partite. Anche Trotta è una pedina fondamentale nel nostro scacchiere tattico. Ha messo a segno due reti e ha fornito due assist nonostante abbia saltato alcuni match. Con Morra c’è grande intesa e penso sia una coppia da 30 gol a stagione.
In passato è stato un calciatore rinomato. Questa esperienza l’ha aiutata nell’attuale incarico da allenatore? Quale dei due ruoli lo affascina di più?
Nell’animo sono sempre un calciatore, infatti con i ragazzi ho un forte legame come quando scendevo in campo da capitano. Se si concede fiducia ai calciatori, ti ripagano con il massimo delle loro potenzialità. Inoltre, avendo vissuto prima di loro quella esperienza riesco meglio ad immedesimarmi e comprendere lo stato d’animo di chi è in un periodo negativo, di chi è in campo, di chi è infortunato e così via, ed in questo modo riesco a gestire a livello psicologico lo spogliatoio. Nonostante ciò, forse, preferivo il ruolo da calciatore perché un giocatore è l’artefice della propria carriera. Un allenatore, invece, è responsabile delle sorti del match fino a dieci minuti prima della partita, perché sono i calciatori che scendono in campo e il mister può solo aiutarli nel leggere determinate situazioni tattiche, ma ha comunque un’incidenza minore sul risultato finale rispetto ad un giocatore.
Antonio Iammarino