Cari tifosi, non vi è consentito litigare sfigurando il volto di un’intera città

Quando si indossa una maglia, si porta al collo una sciarpa, si sventola una bandiera o se si è bambini, o se si è laureati, o se si è operai, o se si è affermati professionisti, si è comunque responsabili dell’immagine di una intera comunità.

A Castel di Sangro, il 22 luglio, data tristemente nota ai foggiani, si è materializzato uno spettacolo difficile da ritrovare negli archivi e nelle cineteche che catalogano tutto ciò che si muove intorno al calcio.Litigare tra tifosi che interpretano il loro modo diverso di essere ultras ci risulta molto difficile da comprendere e giustificare.

Avremmo voluto iniziare la stagione 2017/18 raccontando di schemi, di preparazione atletica, di gol, di nuovi innesti, di intesa tra i reparti ed invece ci tocca parlar di tutt’altro. A Castel di Sangro, il 22 luglio, data tristemente nota ai foggiani, si è materializzato uno spettacolo difficile da ritrovare negli archivi e nelle cineteche che catalogano tutto ciò che si muove intorno al calcio: nell’ospitale cittadina abruzzese si sono affrontati e hanno litigato gruppi di tifosi della stessa squadra. Non vogliamo giustificare le liti e i tafferugli tra tifoserie di fede calcistica diversa ma ne intuiamo, anche se con fatica, la motivazione.

Ebbene litigare tra tifosi che interpretano il loro modo diverso di essere ultras ci risulta molto difficile da comprendere e giustificare. Resta comunque il fatto che quando si indossa una maglia, si porta al collo una sciarpa, si sventola una bandiera o se si è bambini, o se si è laureati, o se si è operai, o se si è affermati professionisti, si è comunque responsabili dell’immagine di una intera comunità, soprattutto quando questa comunità ha capito che attraverso il calcio ci può e ci deve essere anche un riscatto morale di questa terra sempre relegata agli ultimi posti nelle classifiche di vivibilità, di condizioni socio-economiche, di condizioni di sicurezza.

Il calcio, nella nostra realtà, forse è sovradimensionato; per le condizioni del tessuto imprenditoriale forse meriteremmo molto di meno ed ecco il motivo per cui questo bel giocattolo dovremmo conservarcelo con molta cura. È necessario quindi che si seggano intorno ad un tavolo società e i vari gruppi organizzati per scrivere delle regole, per isolare eventuali singoli che guastano gruppi fantastici; insomma bisogna far di tutto per recuperare quella immagine di piazza Cavour in quella storica serata del 23 aprile ed evitare che in futuro si possa ricorrere alla sospensione di una partita amichevole contro una squadra di quattro categorie inferiore.

Fonte: Alberto Mangano – www.ilmattinodifoggia.it