I rossoneri dimostrano soltanto nel finale di poter lottare per la vittoria.
Sembrava quasi che il Foggia si aspettasse lo schiaffo. Che avesse bisogno, dopo 80’, di qualcosa per dimostrare che alla fine, se avesse voluto, avrebbe anche cercato di vincerla la partita. È per questo che del pareggio con cui i ragazzi di De Zerbi e Brescia tornano da Lamezia Terme ci sono ben poche cose da salvare. O meglio, pochi minuti.
IL DIGIUNO. Sicuramente gli ultimi dieci, quando Quinto & compagni hanno deciso di cambiare marcia. Non si poteva rientrare dalla Calabria con un’altra sconfitta, dopo una prestazione incolore, che è sembrata meno sbiadita solo perché di fronte c’era una formazione apparsa altrettanto mediocre. Subìto lo svantaggio di Scarsella – su cui principalmente Narciso ha colpe, ma nessuno della difesa può sentirsi al riparo da critiche – i rossoneri hanno deciso di interrompere quel digiuno sotto porta che andava avanti dalla ripresa di Cosenza. Polveri bagnate nei 90’ casalinghi con Melfi e Aversa – con in mezzo la sconfitta di Benevento – e quasi due tempi senza segnare anche oggi. Poi, la rete (anche stilisticamente bella) di un difensore col vizietto del gol. E nel finale, la volontà di portarsi a casa i tre punti.
NESSUN PROCESSO. Però il bicchiere, intendiamoci, è mezzo vuoto. Indubbiamente ci sarà la possibilità di continuare a riempirlo e gli esordi dal 1’ di Potenza e Sarno potranno contribuire – nel tempo – a garantire qualità ed esperienza al gruppo. Siamo solo alla sesta giornata e processi sommari non hanno ragione di esistere. Del resto, l’idea di inizio stagione era chiara: salvezza (e solo in quest’ottica l’aver pareggiato nel finale ce lo fa vedere mezzo pieno il bicchiere).
LA GENTE CHE LOTTA. Ovviamente se dovesse arrivare qualcosa di più lo prenderemmo con molto piacere ma l’errore, in questo inizio stagione, è stato quello di gasarsi (o sarebbe più giusto dire ‘illudersi’) dopo i primi 135’ di campionato (Martina e prima frazione col Cosenza). Mettiamoci l’anima in pace: il Foggia è work in progress, è un cantiere. E bisogna vivere alla giornata, godendosi i progressi e analizzando i (tanti, per ora) limiti. Quello che invece non è sopportabile – da tifosi e addetti ai lavori – è accettare che si regali sempre un tempo, un quarto di partita, una frazione, un gol: perché? Perché è stato necessario subire lo schiaffo di Scarsella per svegliarsi e far girare nuovamente le gambe? Perché è stato necessario subire lo svantaggio per cacciare la grinta necessaria? Dalla Curva Sud, mercoledì sera, a fine gara il concetto è stato chiaro: “Noi vogliamo gente che lotta” hanno intonato i tifosi. Ma intendevano per 90 minuti (più recupero), non per 10 a partita…
La foto fa riferimento a uno striscione esposto lo scorso anno, a inizio stagione.
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